12PORTE - 6 ottobre 2022: Una lunga fila di persone sulla piazza e all’interno della più grande basilica bolognese: è l’immagine che ha fatto da preambolo al grande concerto offerto dalla Cappella Musicale Arcivescovile di San Petronio in occasione della festa del patrono, esattamente a 40 anni dalla prima edizione, tenuta in basilica sotto la guida di Sergio Vartolo. Sarà forse la suggestione del post-pandemia, ma è stato bello toccare con mano l’interesse di un pubblico vastissimo e in gran parte giovanile per la musica antica e in particolare per il sontuoso repertorio barocco della basilica petroniana.
Il programma studiato dal maestro Michele Vannelli, per ricordare il maestro Federico Salce a 20 anni dalla morte, era imperniato su un prezioso componimento del bolognese Giovanni Paolo Colonna che di San Petronio fu prima organista, sotto Maurizio Cazzati, al quale poi successe come maestro di cappella; prediletto dall’Imperatore Leopoldo I Asburgo, ma di lui si dice fosse tanto legato al massimo tempio bolognese da rifiutare la nomina di papa Innocenzo XI alla basilica vaticana.
Della vastissima produzione di Colonna la Cappella ha offerto la Messa a 3,4 e 5 voci con strumenti e ripieni a beneplacito dall’opera X, opera presentata in prima esecuzione moderna.
Il successo in epoca barocca di questa messa, che venne data alle stampe nel 1691 è dovuto alla versatilità della sua esecuzione, che può essere eseguita da un minimo di tre voci, alle quali, secondo il progetto dell’autore, potevano aggiungersene altre due, concepite in modo da integrarsi con le precedenti, così come possono aggiungersi quattro parti strumentali. Infine le voci di concerto del ripieno corale, possono raddoppiarsi, amplificando sonorità e prospettiva spaziale.
La versatilità di questa composizione racconta molto delle potenzialità straordinarie raggiunte dalla Cappella Musicale nel ‘600, difficilmente replicabili in altri contesti.
Secondo l’uso liturgico del ‘600 bolognese, la composizione polifonica della messa prevedeva il Kyrie, il Gloria e il Credo. Il programma del concerto prevedeva il mottetto per l’offertorio “Ad amores ad honores”, incluso nei mottetti a voce sola con due violini, eseguito magistralmente da Alberto Allegrezza. Ad aprire e a chiudere due imponenti salmi, il Laetatus sum e il Beatus vir tratti da manoscritti conservati nella biblioteca nazionale austriaca di Vienna e nella biblioteca diocesana di Monaco.
I festeggiamenti per il Patrono si aprono nel migliore dei modi, riscoprendo tesori e potenzialità che appartengono alla storia e al futuro di Bologna.
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