DUBLINO - Da una parte la stampa che li chiama senza mezzi termini: bugiardi. Dall'altra c'e' la loro difesa ad oltranza: «Dovete riconoscerci il merito di una scelta coraggiosa, fatta senza badare ai contraccolpi politici» ha detto il Ministro delle Finanze Brian Lenihan. Quella di ieri è stata la più difficile domenica d'Irlanda dai tempi della "domenica di sangue" del 1972, immortalata da "Sunday Bloody Sunday" degli U2.
La giornata si apre con le accuse della stampa che non perdona al primo ministro Brian Cowen e al suo vice alle Finanze di aver tenuto nascosta all'opinione pubblica la situazione economica reale del Paese.
Per una giornata intera, lo stato maggiore del partito di governo si e' arroccato nei propri uffici, alle prese con il piano di ristrutturazione del sistema bancario e la definizione di una politica di austerity per i prossimi tre anni, che fa tremare i polsi agli irlandesi, abituati troppo bene da oltre sette anni di boom economico.
A fine giornata viene decisa una conferenza stampa nella quale il Premier e il Ministro delle Finanze dicono di voler accettare l'aiuto del Fondo Monetario e dei Paesi membri dell'Unione Europea, ma promettono di non voler aumentare le tasse. Dublino, nonostante tutto, sembra lontana anni luce dalla crisi: la conoscono tutti, a parole, ma entrare nei dettagli è ardua. Non se ne preoccupano gli studenti, che fanno della città una delle più internazionali d'Europa, ma neanche i "Dubliners" che per la maggior parte lavorano nelle grandi multinazionali dell'industria farmaceutica e dell'informatica, come IBM e Google, che hanno qui i loro avamposti in Europa, grazie alle tante agevolazioni fiscali.
Chi sente la crisi, e tanto, sono gli impiegati pubblici, la polizia, chi ha un negozio o i liberi professionisti, come gli architetti, che qui stanno diventando una razza in via d'estinzione.
Servizio di Damiano Crognali
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