Recensione: "L'Arte di vincere" (recensione sotto diritti d'autore - copyright Cinefilo Moviebook, 2012)
Un film eccellente, sicuramente uno dei migliori dell'anno, questo "L'arte di vincere", che ha il suo deus ex machina in Brad Pitt, attore protagonista e produttore esecutivo. Un film incentrato sul baseball, ma dal punto di vista del manager di una squadra, dunque con riferimenti alla gestione dei bilanci societari e ai milioni e milioni di dollari che fantascientificamente passano dalle società di baseball ai migliori giocatori. Un film che noi italiani in alcuni punti tecnici e agonistici non riusciremo a comprendere a pieno, essendo per noi il baseball uno sport ancora pressochè sconosciuto (nonostante la sua pratica sia in crescita, in Italia), ma che, per il suo spiccato realismo, a livello economico ci ricorderà da vicino il funzionamento dei nostri campionati di calcio e i milioni che vi circolano.
Il film è tratto da una storia vera, accaduta tra il 2001 e il 2002 negli Stati Uniti: Billy Beane (interpretato da Brad Pitt) è il general manager degli Oakland Athletics, squadra tra le più 'povere' della Major League di baseball che alla fine del campionato 2001 vende i suoi migliori giocatori ai team più titolati; così, Billy è costretto a rifare la squadra per il nuovo campionato, e dovrà riuscire a renderla competitiva con un budget limitatissimo, rispetto alle altre della Major League. S'imbatte, tuttavia, in un giovanissimo e corpulento economista, Peter Brand (interpretato dal bravissimo Jonah Hill) che ha idee nuove ed originali sul come giudicare il reale valore dei giocatori di baseball, basandosi sul libro 'Moneyball' (titolo inglese del film) e sulle statistiche matematiche in esso contenute. Il resto non ve lo raccontiamo... "L'arte di vincere" si rivela una pellicola avvincente, che mette in evidenza la mercificazione dello sport, in particolare di quello statunitense, ma al contempo dona allo spettatore quelle grandi ed epiche emozioni, che solo lo sport riesce a dare. Il pubblico comincia effettivamente a tifare per la sgangherata squadra di Oakland, che miracolosamente comincia a vincere, ma soprattutto comincia a tifare per lo sport vero; e comincia a tifare per il manager di Oakland, Billy Bean. Infatti, il personaggio interpretato da Pitt è il vero perno di tutto il film: chi deve imparare ad avere il coraggio di vincere, è infatti lui, che da giovane è stato un giocatore, ma ha deluso completamente le aspettative con una carriera mediocre, accompagnata da una sfortunata vita privata, con un divorzio alle spalle; ancora oggi Billy Beane vive nel fantasma di quelle 'sconfitte', che gli hanno procurato un animo da perdente. Ma con l'avventura di Oakland, riuscirà a rivoluzionare la sua stessa anima e la sua vita, ritrovando la determinazione giusta nello sport e nella vita. Il film è stato candidato a sei premi Oscar, ma inspiegabilmente non ne ha conquistato nemmeno uno. Meritatissima era la nomination conquistata da Jonah Hill, il robusto attore (di cui sentiremo parlare in futuro) che impersona il giovane economista Peter Brand. E meritata era la nomination come produttore esecutivo per Brad Pitt, che, con l'aiuto del regista Bennett Miller, ha messo su un ottimo film. Da segnalare che il film in Italia è stato completamente ignorato, in alcune città non è mai arrivato. Io stesso, recensore di cinefilo moviebook, sono riuscito a vederlo solo adesso in un cineforum, molto tempo dopo la sua uscita. Purtroppo l'Italia continua a privilegiare il cinema commerciale e dalla comicità di bassa lega, non si sa bene per quale motivo.
Voto al film: 8
![](https://i.ytimg.com/vi/4EhKe7hCqTk/mqdefault.jpg)