La stesura della commedia si fa risalire al gennaio-febbraio del 1919. Definita da Pirandello «apologo in tre atti», fu rappresentata per la prima volta al Teatro Olimpia di Milano il 2 maggio 1919 dalla Compagnia di Antonio Gandusio. Il 10 settembre dello stesso anno fu pubblicata nella rivista Comoedia, quindi in volume nel 1922 presso l’Editore Bemporad di Firenze. La prima rappresentazione fu accolta sfavorevolmente dal pubblico e dalla critica, tanto singolare è lo sviluppo farsesco e a forti tinte del dramma, da rivelare apparentemente persino un fondo di cinismo. Marco Praga capì invece che Pirandello «sotto l’apparenza della farsa, ha voluto mettere qualcosa, una satira tragica e atroce… una mascherata da trivio imposta ai valori astratti, morali e religiosi, dell’umanità».
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RAI 1991
CARLO CECCHI: Paolino
RAFFAELLA AZIM: Signora Perella
CARLO MONNI: Capitano Perella
ALDO SASSI: Dott. Nino Pulejo
GIAN FELICE IMPARATO: Totò
MARINA CONFALONE: Rosaria e Grazia
CLAUDIO LIZZA: Belli
ROBERTO D'AMICO: Giglio
Regia di CARLO CECCHI
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