E' un fenomeno nascosto che rischia di inquinare il tessuto produttivo dei territori e che risulta difficilissimo da combattere perchè le denunce sono pochissime: secondo i dati Istat, nel 2023 in Lombardia ce ne sono state soltanto undici. L'ultima operazione anti-usura nel pavese, che ha portato all'arresto di 4 persone a Vigevano, è partita proprio perchè le vittime si sono rivolte alle forze dell'ordine. E lo hanno fatto solo dopo mesi di vessazioni e minacce, quando ormai non si vedeva più una via di uscita.
Gli interessi applicati dalla banda di usurai sgominata nelle scorse ore dai Carabinieri toccavano il 150%: un debito di 35 mila euro era lievitato ad oltre settantamila in poche settimane, un altro di settemila era arrivato a più di 30 mila. I due imprenditori vigevanesi sono finiti nella rete degli strozzini a causa le difficoltà finanziare sorte durante il periodo covid: dai dati raccolti dalle associazioni e fondazioni che si occupano di usura in Lombardia, la pandemia ha fatto aumentare le richieste di aiuto e - contestualmente - sono aumentate anche le cifre dei debiti da pagare da parte di chi è in difficoltà. Secondo una recente indagine di Polis Lombardia, inoltre, un imprenditore su quattro ha dichiarato di essersi rivolto a canali non ufficiali per ottenere un prestito.
Nel caso di Vigevano le vittime erano state minacciate più volte dai loro aguzzini, che volevano la restituzione dei soldi in breve tempo: uno di loro aveva anche subito un pestaggio ed era stato costretto a vendere un capannone e una casa di proprietà per far fronte alle richieste della banda. Al termine dell'operazione, scattata mercoledì all'alba, sono finiti in carcere Marco Pagliari, titolare di una ditta di carrelli elevatori di Vigevano e residente a Gambolò, e Marco D’Onofrio, un imprenditore edile. Agli arresti domiciliari è finito invece Raffaele Rosigno, anche lui residente a Vigevano, mentre una quarta persona, una 47enne dipendente di uno degli imprenditori finiti in carcere, è stata raggiunta da un provvedimento che dispone l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Secondo gli accertamenti dei carabinieri Pagliari e D’Onofrio avevano partecipato ad entrambe le estorsioni, mentre gli altri due indagati sarebbero stati coinvolti in un caso a testa. Nelle scorse ore, oltre agli arresti, sono scattate 15 perquisizioni da parte degli uomini dell'Arma: un segnale che - forse - le indagini potrebbero portare a nuovi sviluppi, anche se la Procura ha chiarito che non ci sono al momento altri indagati. Diversi fiancheggiatori della banda sono però risultati “coinvolti nei fatti” e hanno avuto "significativi contatti" con le quattro persone arrestate.
Usura e omertà, insomma, due facce della stessa medaglia per le quali le istituzioni faticano a trovare soluzioni. Allo sportello Ri-Emergo della Camera di Commercio di Pavia, nato per offrire un sostegno alle vittime di fenomeni di questo tipo in provincia - non arrivano richieste da mesi. E il numero verde antiusura di Asm Pavia, ormai, non è più attivo. Era stato presentato dopo la firma di un protocollo di intesa tra Comune, Procura, Commissione Antimafia e diverse altre realtà del territorio: agli uffici, però, era arrivata una sola segnalazione in un anno.
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