Nell’immaginario collettivo la parola “#artrosi” si associa - solitamente - a un’età avanzata, immaginiamo un paziente anziano, costretto a muoversi con un bastone o due stampelle per fare anche brevi tratti.
Tutto questo è vero anche per il paziente affetto da #artrosi_di_caviglia, con un’aggravante; si tratta generalmente di pazienti molto più giovani, nel pieno della propria vita sociale e produttiva. Per questi pazienti la quotidianità diventa una sfida e, spesso, il lavoro diventa impossibile.
La caviglia è come un puzzle, sapete perché? Perché le 3 ossa che la compongono, tibia, perone e astragalo, combaciano perfettamente, proprio come delle tessere.
È per questo motivo che l’artrosi di caviglia non insorge con l’età, o con l’usura, ma questo insieme perfetto - congruente e armonico - viene colpito dall’artrosi quando una delle sue tessere si rompe, infrangendo l’equilibrio.
Ecco perché l’artrosi di caviglia, per la maggior parte dei casi, è post-traumatica.
Pazienti che hanno riportato fratture malleolari, di tibia, perone, astragalo o calcagno, anche se guarite [più o meno bene], sono candidati a sviluppare l’artrosi di caviglia.
A questi si aggiungano i pazienti affetti da instabilità di caviglia per lesioni legamentose o per deformità.
Nella restante parte dei casi, l’artrosi di caviglia è causata da malattie sistemiche infiammatorie croniche, come l’artrite reumatoide, o altre patologie in grado di indurre alterazioni articolari, come l’emofilia.
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