Milano (askanews) - I depistaggi intorno alle indagini sul disastro di Ustica - ovvero sull'abbattimento del DC-9 dell'Itavia il 27 giugno 1980 che provocò la morte delle 81 persone a bordo - furono significative al punto da determinare anche il fallimento della Itavia. E' quanto ha sancito la Corte di Cassazione che ha quindi richiesto una nuovo processo civile per valutare la responsabilita' dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia Itavia.
La terza sezione civile della Cassazione ha accolto così il ricorso degli eredi di Aldo Davanzali patron della compagnia aerea fallita sei mesi dopo il disastro.
Ai Davanzali la Corte di appello di Roma precedentemente aveva negato la possibilità di richiedere il risarcimento dei danni allo Stato, nonostante i depistaggi. Oggi la corte di Cassazione chiama invece in causa direttamente il ministero della Difesa e quello dei Trasporti a rispondere delle conseguenze del manovre degli agenti dello stato sulle indagini, sulle notizie circa il disastro, e quindi sulle finanze e sull'attività dell'Itavia. E ha ribadito quanto già decretato dalla stessa corte a gennaio: vale a dire che il Dc-9 fu abbattuto da un missile sparato da un aereo ignoto.
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