"Egli era ed è il Figlio dell'Onnipotente. Fu l'unico uomo perfetto che mai camminò sulla terra. Guarì gli ammalati e fece camminare gli storpi, vedere i ciechi, udire i sordi. Egli resuscitò i morti, eppure sopportò che la vita Gli fosse tolta in un atto di espiazione la cui grandezza va al di là della nostra comprensione. Luca scrive che la Sua angoscia fu così grande che «il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadeano in terra» (Luca 22:44), manifestazione fisica confermata sia nel Libro di Mormon sia in Dottrina e Alleanze (vedere Mosia 3:7; Dottrina e Alleanze 18:18). La sofferenza nel Getsemani e sulla croce del Calvario, distante solo qualche centinaia di metri dal Getsemani, comprendeva, come disse re Beniamino, «tentazioni... dolori, la fame, la sete e la fatica anche più di quanto l'uomo possa sopportare a meno che ne muoia» (Mosia 3:7).
Dopo l'agonia nel Getsemani venne l'arresto, il processo, la condanna, l'indicibile dolore della morte sulla croce, seguito dalla sepoltura nella tomba di Giuseppe d'Arimatea e dal levarsi trionfante nella Resurrezione. Egli, l'umile neonato di Betlemme che due millenni fa calcò le strade polverose della Terra Santa, divenne il Signore Onnipotente, il Re dei re, il Portatore della salvezza per tutti. Nessuno può comprendere pienamente lo splendore della Sua vita, la maestà della Sua morte, l'universalità del dono che Egli fece all'umanità. Noi dichiariamo inequivocabilmente, insieme con il centurione presente alla Sua morte, che «veramente, quest'uomo era Figliuol di Dio!» (Marco 15:39).
«Poiché noi lavoriamo con diligenza a scrivere per persuadere i nostri figlioli, e anche i nostri fratelli, a credere in Cristo e a riconciliarsi con Dio; poiché sappiamo che è per grazia che siamo salvati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare... E noi parliamo di Cristo, gioiamo in Cristo, predichiamo il Cristo, profetizziamo di Cristo e scriviamo secondo le nostre profezie affinché i nostri figlioli possano sapere a quale fonte possono rivolgersi per la remissione dei loro peccati» (2 Nefi 25:23, 26).
«Ed ora, dopo le numerose testimonianze che sono state date di lui, questa è la testimonianza, l'ultima di tutte, che diamo di lui: Che egli vive!» (DeA 76:22). In Dottrina e Alleanze Egli attesta inequivocabilmente il Suo ruolo divino: «Io sono l'Alfa e l'Omega, Cristo il Signore; sì, sono io, il principio e la fine, il Redentore del mondo» (DeA 19:1). In Lui vediamo non solo il nostro Maestro e il Buon Pastore, ma anche il nostro grande Esempio, che ci invita: «Se vuoi esser perfetto... vieni e seguitami» (Matteo 19:21).
Come la stella polare nella volta celeste, a prescindere dal futuro, lì si erge il Redentore del mondo, il Figlio di Dio, certo e sicuro come l'ancora della nostra vita immortale. Egli è la rocca della nostra salvezza, la nostra forza, il nostro conforto, l'oggetto della nostra fede. Nella gioia e nel dolore guardiamo a Lui ed Egli è lì per rassicurarci e sorride su di noi.
Egli è al centro della nostra adorazione. Egli è il Figlio del Dio vivente, il Primogenito del Padre, l'Unigenito nella carne. Egli «è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono» (1 Corinzi 15:20). Egli è il Signore che verrà di nuovo «per regnare in terra sul suo popolo» (DeA 76:63; vedere anche Michea 4:7; Apocalisse 11:15).
Nessun essere più grande ha mai camminato sulla terra. Nessun altro ha mai compiuto un sacrificio paragonabile al Suo o concesso una benedizione simile. Egli è il Salvatore e il Redentore del mondo. Credo in Lui. Proclamo la Sua divinità senza equivoci né compromessi. Gli voglio bene. Pronuncio il Suo nome con riverenza e stupore. Egli è il nostro Re, il nostro Signore, il nostro Maestro, il Cristo vivente che sta alla destra del Padre. Egli vive! Egli vive, risplendente e meraviglioso, il Figlio vivente del Dio vivente" - Presidente Gordon B. Hinckley (1910-2008)
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