Un anno fa in questo giorno il carrozzone mediatico spegneva a comando la pandemia per raccontarci dell'invasione russa in Ucraina.
Da quel momento niente più bollettino quotidiano del terrore sanitario, niente più decessi, niente più percentuali di ricoverati, niente più televendite a reti unificate per convincere e costringere la popolazione a ingurgitare dosi su dosi di farmaci sperimentali "per non morire".
Dal 24 febbraio 2022 i media e i politicanti nostrani si sono improvvisamente svegliati , dopo avere dormito negli otto anni precedenti di guerra fra Ucraina e Russia.
Siamo così passati di botto dal "rinunciamo alle nostra libertà pur di sopravvivere" al "rischiamo di morire per difendere la nostra libertà".
All'inizio ci hanno detto che bisognava armare l'Ucraina e sanzionare la Russia per indebolirla e favorire una soluzione diplomatica. La propaganda a reti unificate del carrozzone mediatico ha smesso di vendere farmaci e si è spostata verso l'altrettanto redditizio settore dell'industria bellica.
Era tutto falso: l'obiettivo non era quello di fare finire la guerra, ma di alimentarla e cronicizzarla. E infatti oggi nessuno parla di più di pace, diplomazia, negoziati.
Io sono stato uno dei pochi ad alzarmi in Parlamento, quando si approvavano quasi all'unanimità i decreti con cui l'Italia di fatto sanciva la sua partecipazione attiva a questo conflitto, per dire di no. Uno dei pochi ad avvertire circa il rischio di escalation nucleare. Uno dei pochi a dire che l'Italia avrebbe dovuto al contrario ritagliarsi un ruolo diplomatico e non di co-belligeranza. Uno dei pochi a chiedere che le classi dirigenti italiane ed europee facessero per una volta gli interessi dei loro popoli anzichè scodinzolare ai piedi degli Stati Uniti d'America.
Venivo e venivamo definiti con sprezzo "amici di Putin", ma forse sarebbe più giusto definire loro "Servi di Biden".
Qui potete ascoltare uno dei miei interventi in aula dello scorso anno, purtroppo sempre più attuale, anche se nel frattempo è cambiato il governo.
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