Commento di don Paolo Quattrone - sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Bard, Donnas, Hône e Vert.
Lunedì 8 Agosto
Buon lunedì! Oggi si celebra la memoria di san Domenico, nacque in Castiglia nel 1170 e fondò l’ordine dei domenicani, i frati predicatori dove al centro della loro missione c’è lo studio, la predicazione alla gente e la povertà. Alla vita del santo è legata ad un’apparizione, la Madonna gli apparve e gli consigliò la preghiera del rosario quale rimedio efficace per contrastare e arginare l’eresia dei Catari e degli Albigesi senza che si dovesse ricorre alla violenza. Non sto ad addentrarmi in cosa consistessero queste due eresie ma ciò che mi interessa è soffermarmi sulla preghiera del rosario, spesso ritenuta una preghiera da vecchi, inutile perché troppo ripetitiva mentre è una modalità di preghiera molto bella. In ogni religione vi è una preghiera dove si ripete per più volte la stessa frase, la stessa parola e serve per entrare poco per volta, passo dopo passo nella dimensione di Dio. Il rosario ci sintonizza su Maria e di conseguenza su Dio e per scoprirne la bellezza occorre comprendere come recitarla. Innanzitutto con calma e non con fretta, non è una gara di dizione, preferibilmente camminando perché asseconda i nostri passi, è un po’ come se stessimo passeggiando con Maria e ogni Ave Maria è un passo fatto con lei. Il rosario è composto da 5 misteri della vita di Gesù e di Maria, ogni giorno della settimana è abbinato a cinque misteri, e per ogni mistero si recita un Padre nostro e dieci Ave Maria. Dopo aver enunciato il mistero è cosa buona dedicare quella decina per qualcuno, per una persona, un a situazione, per un’intenzione; tempo fa vi avevo illustrato per ogni giorno della settimana quali sono i misteri e come abbinarli a un’intenzione. La Madonna rivelò a san Domenico che il rosario avrebbe arginato il male delle eresie senza ricorrere alla violenza, il rosario è la preghiera che ci aiuta ad affrontare le situazioni non a modo nostro ma affidandole a Maria, al suo savoir faire, a lei che è donna e madre. Pregare è un po’ come disarmarci per affidarci a Dio, a Maria, chiedere a loro di aiutarci a districarci in ciò che accade, nell’aiutare l’umanità a districarsi tra le vicende della storia, ad aiutare le persone a districarsi in ciò che vivono. Qualcuno potrebbe dire: non basterebbe un’Ave Maria senza dirne 50? Non è la stessa cosa, perché ogni Ave Maria è come una goccia che cade sulla roccia e poco per volta, con pazienza scava dentro quella persona, dentro di me, dentro quella situazione. Noi spesso ci andiamo giù pesante, pensiamo di risolvere le cose d’impulso, d’istinto, con le maniere forti, con la guerra, con la vendetta, la rabbia, a modo nostro e invece dire il rosario è sottoporre quella situazione a Maria chiedendole di agire lei, con la sua delicatezza, con la sua pazienza. La preghiera del rosario ci insegna la pazienza. Può sorgere un obiezione: ma quando dico il rosario mi distraggo, a volte non mi ricordo se ho detto tutta l’Ave Maria oppure se ho saltato un pezzo. Anche in questo caso la preghiera del rosario ci insegna la pazienza, la pazienza verso noi tessi e ci ricorda la pazienza infinita che Dio ha con noi che ci vuole bene anche se ci dimentichiamo dei pezzi, anche se ci distraiamo, ciò che conta è che troviamo il tempo per stare con Lui e con Maria sua Madre. Buon inizio di settimana a tutti.
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