Maria Valtorta – Evangelo cap. 375: La cena rituale in casa di Lazzaro e il banchetto sacrilego in casa di Samuele
3 febbraio 1946.
Quando Gesù entra nel palazzo, lo vede invaso da una turba di servi venuti da Betania, i quali si affrettano nei preparativi. Lazzaro, sdraiato su un lettuccio e molto sofferente, saluta con un pallido sorriso il suo Maestro, che si affretta verso di lui e che si china tutto amore sul lettuccio chiedendo: «Hai molto sofferto, non è vero, amico mio?, con le scosse del carro».
«Molto, Maestro», risponde Lazzaro, sfinito tanto che solo a rievocare ciò che ha provato ha da capo negli occhi le lacrime.
«Per colpa mia! Perdonami!».
Lazzaro prende una delle mani di Gesù e se la porta al viso, ci strofina contro la guancia scarnita, la bacia e mormora: «Oh! non per colpa tua, Signore! E sono tanto contento che Tu faccia con me la Pasqua… la mia ultima Pasqua!…».
«Se Dio vorrà, nonostante ogni cosa, tu ne farai molte ancora, Lazzaro. E sempre il tuo cuore sarà con Me».
«Oh! io sono finito! Tu mi conforti… ma è finita. E mi spiace…». Piange.
«Lo vedi, Signore? Lazzaro non fa che piangere», dice pietosa Marta. «Digli che non lo faccia. Si sfinisce!».
«La carne ha anche i suoi diritti. La sofferenza è penosa, Marta, e la carne piange. Ha bisogno di questo sfogo. Ma l’anima è rassegnata, non è vero, amico mio? La tua anima di giusto fa volentieri la volontà del Signore…».
«Sì… Ma io piango perché Tu, essendo così perseguitato, non potrai assistermi nella morte… Ho ribrezzo, ho paura di morire… Se ci fossi Tu, non l’avrei tutto ciò. Mi rifugerei nelle tue braccia… e mi addormenterei così… Come farò? Come farò a morire senza avere moti contro l’ubbidienza a questa tremenda volontà?».
«Suvvia! Non pensare a queste cose! Vedi? Fai piangere le sorelle… Il Signore ti aiuterà così paternamente che tu non avrai paura. Paura devono averla i peccatori…».
«Ma Tu, se puoi venire, ci vieni alla mia agonia? Promettimelo!».
«Te lo prometto. Questo e più ancora».
«Mentre preparano, raccontami ciò che hai fatto questa mattina…».
E Gesù, seduto sull’orlo del lettuccio, una delle scarne mani di Lazzaro nelle sue, racconta per filo e per segno tutto quanto è accaduto, finché Lazzaro, sfinito, si assopisce, e Gesù non lo lascia neppure allora. Sta immobile per non turbare quel sonno riparatore, facendo segno che si faccia il meno rumore possibile, tanto che Marta, dopo avere portato un ristoro a Gesù, si ritira in punta di piedi calando la tenda pesante e chiudendo la porta massiccia. Il rumore della casa, tutta in moto, si attutisce così in un brusio appena sensibile. Lazzaro dorme. Gesù prega e medita.
Passano le ore così, finché Maria di Magdala viene a portare una lampadetta, perché la sera scende e vengono chiuse le finestre. «Dorme ancora?», sussurra.
«Sì. È molto quieto. Gli farà bene».
«Da mesi non dormiva tanto… Credo che molto lo tenesse agitato il timore della morte. Con Te vicino non c’è paura… di nulla… Lui fortunato!».
«Perché, Maria?».
«Perché lui potrà averti vicino nel morire. Ma io…».
«Perché tu no?».
«Perché Tu vuoi morire… e presto. E io chissà quando morirò. Fammi morire prima di Te, Maestro!».
«No, tu mi devi servire per tanto ancora».
«E allora ho ragione di dire che Lazzaro è fortunato!».
«I beneamati saranno tutti fortunati come lui, più di lui».
«Chi sono? I puri, vero?».
«Coloro che sanno totalmente amare. Tu, per esempio, Maria».
«Oh! mio Maestro!». Maria scivola a terra, sulla stuoia multicolore che copre il pavimento di questa stanza, e sta lì, in adorazione del suo Gesù.
Marta, cercandola, mette dentro il capo. «Vieni, dunque! Dobbiamo parare la sala rossa per la cena del Signore».
«No, Marta. Quella la darete ai più umili, ai contadini di Giocana, ad esempio».
«Ma perché, Maestro?».
«Perché i poveri sono tanti Gesù ed Io sono in essi. Onorate sempre il povero che nessuno ama, se volete essere perfette. Per Me preparerete nell’atrio. Tenendo aperte le porte delle molte stanze che dànno in esso, tutti mi vedranno ugualmente ed Io tutti vedrò».
Marta, non troppo soddisfatta, obbietta: «Ma Tu in un vestibolo!… Non è degno di Te!…».
«Va’, va’. Fa’ ciò che ti dico. È degnissimo fare ciò che il Maestro consiglia».
Marta e Maria escono senza fare rumore e Gesù resta paziente a vegliare l’amico che riposa.
Le cene sono in pieno svolgimento. Con poco giusta distribuzione degli ospiti, secondo il punto di vista umano, ma con una superiore vista tesa a dare onore e amore a quelli che il mondo solitamente trascura.
Così nella splendida, regale sala rossa, la cui volta è sorretta da due colonne di porfido rosso, fra le quali è stata messa la lunga tavola, sono seduti i contadini di Giocana insieme a Marziam e a Isacco più altri discepoli, fino a compire il numero adatto. Nella sala dove ebbe luogo la cena della sera avanti sono altri discepoli fra i più umili....
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