Sovente la persona in analisi esclama “ma questo l’ho già detto“. Bisogna allora far loro comprendere che la ripetizione del materiale rientra nella regola fondamentale e quindi è inutile criticarla. Anzi sono le aggiunte, i rifacimenti, le elaborazioni della rievocazione, i nuovi dettagli, seduta dopo seduta, che forniscono le connessioni importanti ignote al malato che renderanno possibile all’analista l’intervento ricostruttivo.
Lo psicoanalista cercherà di evitare che gli analizzati si preparino le sedute “a casa”; lo scopo di tale preparazione, infatti, è quello di aggirare la regola fondamentale ed eliminare certe associazioni indesiderate.
Nel tentativo di impedire che la vita quotidiana alimenti troppo la resistenza, l’analista cercherà le parole per aiutare il paziente a considerare l’analisi come una faccenda da mantenere all’interno della coppia analitica. Così facendo purtroppo si favorirà l’attitudine al segretoma si eviteranno interferenze fuorvianti.
Molto spesso, fin dalle fasi iniziali di un’analisi, l’analizzato sprofonda in un silenzio totale, più o meno aggressivo.
In genere soprattutto nelle prime ore, l’analista rispetta il silenzio dell’analizzato aspettando pazientemente che Egli si risolva a verbalizzare ciò che si è affacciato nella sua mente. Ma se il silenzio è tenace è probabile che ciò che blocca l’analizzato sia qualche contenuto, idea, sensazione, riflessione o fantasia che coinvolge la figura dell’analista. E’ allora che sarà necessario spiegare al paziente l’esistenza del fenomeno del transfert.
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Il Direttore di Psicoanalisi e Scienza, Dott. Quirino Zangrilli
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