Linea dura della Cassazione con le maestre che usano maniere violente con i bambini degli asili, come gli strattonamenti o il brusco sollevamento dei piccoli. Di fronte a questi fatti, non di rado frequenti nelle vicende di cronaca, non si può che ribadire - affermano i supremi giudici - "che l'uso della violenza, quale ordinario trattamento del minore, anche lì dove fosse sostenuto" dall'intenzione di 'correggere' i bambini, "non può rientrare nell'ambito dell'abuso dei mezzi di correzione, ma concretizza gli estremi del più grave delitto di maltrattamenti". Per questo la Suprema Corte ha accolto il ricorso della Procura di Rimini contro la decisione con la quale il Tribunale del riesame di Bologna - lo scorso 7 giugno - aveva posto fine alla detenzione domiciliare della maestra 61enne dell'asilo 'I Delfini' di Rimini, accusata anche di aver "sculacciato" un bimbo. Secondo la Cassazione, infatti, i giudici bolognesi hanno adottato un provvedimento "gravemente viziato dal punto di vista fattuale, logico e giuridico" e hanno sbagliato a "negare la gravità indiziaria del reato di maltrattamenti" affermata nell'ordinanza che all'inizio aveva applicato gli arresti domiciliari alla maestra riminese. Gli "ermellini" hanno, inoltre, aggiunto che ci sono testimonianze ed elementi che indicano "comportamenti non isolati, ripetuti nel tempo e sproporzionati, con condotte oggettivamente violente". Per questo la Cassazione ha annullato l'ordinanza che aveva messo in libertà la maestra 61enne. Ora la palla passa al Tribunale di Bologna per un nuovo esame.
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