Il servizio di Angelo Ruoppolo Teleacras Agrigento ( [ Ссылка ] ) del 6 marzo 2007, giorno dell'operazione anti mafia ad Agrigento, "Camaleonte". 21 arresti. Ecco il testo:
Operazione Camaleonte, perche' si mimetizzano, si nascondono, sono diffidenti, sub appalti e mai direttamente appalti, affari, sotto bosco. Sarebbe la nuova Cosa nostra agrigentina, attenta, tanto da scoprire una microspia. Scrivo e parlo al presente per essere diretto e immediato. E' sottointeso che, ovviamente, e' tutto al condizionale, anche perche', come ha spiegato il Procuratore di Palermo, Francesco Messineo, si tratta di 21 fermi, compiuti subito perche' si e' temuto che alcuni di loro, dopo le dichiarazioni del pentito Maurizio Di Gati, capissero e fuggissero. Allora: il capo provincia di Cosa nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, 37 anni, di Campobello di Licata, superlatitante, ha bisogno di un uomo fidato che si occupi di riorganizzare i mandamenti, decimati dai colpi inferti dallo Stato, e che amministri anche i business, legati soprattutto agli appalti pubblici. Falsone sceglie il suo padrino di battesimo, della ''pungiuta'', quando e' stato affiliato: Cesare Lombardozzi, 64 anni, di Agrigento, due volte condannato per associazione mafiosa. Il suo secondo nome e' Calogero, e lui e' Lillo per gli amici, come Calogero Di Gioia, 59 anni, di Canicatti', imprenditore, fratello di Salvatore Di Gioia, gia' arrestato a Santa Margherita Belice il 14 luglio del 2002, il giorno del blitz Cupola. Cesare Lombardozzi e Calogero Di Gioia viaggiano spesso. A Palermo frequentano Nino Rotolo, 60 anni, il capomafia del mandamento di Pagliarelli, il boss del box in lamiera di viale Michelangelo, dove sono registrate le conversazioni rese famose dal documentario di Rai 3 Scacco al Re sulla cattura di Provenzano. E infatti, a Nino Rotolo, arrestato il 20 giugno scorso, giorno dell'operazione Gotha, gli agrigentini consegnano i pizzini che poi Rotolo manda a Provenzano ed a Matteo Messina Denaro. Ad esempio, in un biglietto, poi scoperto nel covo di contrada Montagna dei Cavalli, Giuseppe Falsone scrive e si lamenta perche' tra Palermo e Trapani hanno bruciato un escavatore di una impresa di Favara, amici suoi. Non solo Cesare Lombardozzi e Calogero Di Gioia: tra Agrigento e Palermo i pizzini avrebbero viaggiato anche nelle tasche di Ignazio Musso, 63 anni, barbiere di Palermo, Giovanni Motisi, 57 anni, di Agrigento, e Vincenzo Piraneo, un autista di 41 anni di Castrofilippo che guida gli autobus di linea tra Agrigento e Palermo. Ecco i fermati : ad Agrigento, Cesare Calogero Lombardozzi, 64 anni. Giovanni Motisi, 57 anni. Antonino Giaccone, 49 anni, falegname. A Favara Calogero Costanza, 27 anni, figlio dell'imprenditore scomparso, Antonio. Ancora a Favara: Giovanni Morreale, 77 anni, pastore. Salvatore Calogero Morreale, 75 anni. Francesco Morreale, 46 anni. Stefano Morreale, 34 anni, imprenditore. Santo Pitruzzella, 66 anni, imprenditore agricolo. Vincenzo Cipolla, 68 anni, agricoltore. Francesco Cipolla, 26 anni, autotrasportatore. Giuseppe Rizzo, 72 anni, imprenditore. Antonio Vaccaro, 72 anni, possidente terriero. Pasquale Alaimo, 39 anni, gia' arrestato il giorno del blitz Fratellanza, 5 aprile del 2000. Antonio Bellavia, 50 anni, imprenditore. Vincenzo Sorce, 46 anni, impiegato. Salvatore Sorce, 37 anni, commerciante. Gioacchino Licata, 47 anni, imprenditore. Poi ancora Calogero Di Gioia, 59 anni, imprenditore di Canicatti'. Vincenzo Piraneo, 41 anni, autista di Castrofilippo, e Ignazio Musso, 63 anni, barbiere di Palermo. Agrigento, la caserma Anghelone di via Crispi. I protagonisti delle indagini: Attilio Brucato, capo della Squadra mobile di Agrigento, Costantino De Robbio, sostituto della Dda di Palermo, Anna Maria Palma, Procuratore aggiunto di Palermo, il Procuratore Capo Francesco Messineo, il Questore di Agrigento, Nicola Zito, poi Fernando Asaro, sostituto della Dda di Palermo, il capo della Squadra mobile di Palermo, Piero Angeloni, il suo vice Mario Bignone, ed il vice capo della Mobile di Agrigento, Salvatore Montemagno. Il Procuratore Messineo sottolinea: ''dall' inchiesta Camaleonte emerge una intensa compattezza e unitarieta' tra la Cosa nostra di Agrigento e Palermo. In particolare, Cosa nostra agrigentina si caratterizza per la vivacita', la virulenza e la violenza, nonostante i brillanti successi conseguiti dalle Forze dell'Ordine locali.
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