#Sardegna #Nuraghe #3D
Il complesso nuragico risale al 1500 a.C. circa, il suo crollo è stato datato al IX secolo a.C. per cause ancora non certe e rimase disabitato fino al 100 a.C. quando arrivarono i Romani. È l'unico nuraghe premeditato presente in Sardegna, nonché uno tra i maggiori, costituito da una torre centrale circondata da altre cinque torri attorno alle quali si trova un antemurale (cinta esterna), con ulteriori sette torri che compongono un'altra cinta muraria difensiva, la quale racchiude diversi cortili intorno al bastione. È presente poi una seconda cortina muraria esterna con cinque torri ed una terza cortina con altre tre torri, non raccordate con quelle precedenti. Il numero totale delle torri è ventuno. Complessivamente copriva una superficie superiore a 5000 m².
Durante gli scavi è stato rinvenuto un complesso sistema di drenaggio e di canalizzazione delle acque. Necessitano di essere descritti i due laboratori eneologici, i cortili e alcune delle torri più importanti di questo sito.
Questi due laboratori si trovano in due punti del sito. Il primo, di età romana è situato tra la torre D ed E (vedasi planimetria al lato), presenta una pianta quadrangolare non regolare adibita prettamente ad un'attività agricola praticata da una comunità romanizzata che ha trasformato alcune parti dell complesso nuragico in una sorta di villa rustica. Il secondo invece, si trova nel cortile centrale B sempre di età romana e adibito ad attività agricola. Ciò che accomuna questi ambienti inoltre è la presenza di vasche sovrapposte di arenaria usate per la pigiatura dell'uva e la raccolta del mosto.
Il sito archeologico è stato oggetto di sistematiche campagne di scavo solo a partire dal 1981, che ne hanno rilevato la complessità strutturale.
Per una presentazione generale del monumento e dello stato delle conoscenze fino alla metà del XX secolo, bisogna fare riferimento a quanto descritto dal Cavaliere Vittorio Anedda (1876 - 1959), Ispettore Onorario Antichità e Belle Arti, considerato il primo cultore, scopritore e assiduo studioso del "Gigante Rosso", che già nei primi decenni del XX secolo effettuò una accurata descrizione del sito, pubblicata poi nel Giornale d'Italia del 9 agosto 1922 "Dalla Sardegna. Un nuovo gigantesco nuraghe". La descrizione di Anedda, comprensiva di rilievi e planimetrie del monumento, è la prima ad essere stata fatta, precedendo di oltre trent'anni gli articolo scientifici dedicati al sito archeologico.
Gli scavi sono ripresi nel 2012 con cadenza annuale e sono caratterizzati dall'applicazione di metodologie stratigrafiche con le quali è stato possibile realizzare dettagliate ricostruzioni paleoambientali del sito. Si ritiene che una grossa percentuale del complesso sia ancora da scavare.
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Grazie a tutti coloro i quali forniscono le riprese video.
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