La Grande Onda, che sembra avventarsi su dei pescatori inermi, come gli artigli di una zampa gigantesca, una piovra rabbiosa. Per contrasto il cielo placido e luminoso, simboli eterni dello yin e dello yang; la fugacita' delle cose del buddismo insieme alla onnipotenza della natura dello shintoismo. La celebre montagna sacra innevata, immobile, e'sempre lì: questa e' la piu'nota delle Trentasei vedute del monte Fuji, una delle stampe policrome di Katsushika Hokusai (Edo, 1760 -- 1849). Da fervente shintoista Hokusai celebra la comunione tra uomo e natura: il monte Fuji, detto Fuji-san, erroneamente noto in occidente come Fuyi-yama e' un vulcano inattivo, celebrato da sempre nell'arte e nella letteratura giapponese e' rappresentato, ora in primo piano, ora intravisto, nel variare delle stagioni, senza dimenticare l'uomo, immerso nelle sue attivita' quotidiane. Queste vedute paesaggistiche, rappresentate nelle sue variazioni di luce e di colore: giornaliere e stagionali, affascinarono tanti pittori occidentali dell'ottocento: Monet, Degas, Van Gogh, Gauguin ... Hokusai trova una felice sintesi tra le tecniche tradizionali della pittura giappone e un personale uso della prospettiva occidentale, rinnovando la pittura giapponese e dando dignita' di genere alla natura, che in precedenza era un puro orpello decorativo, ponendo attenzione anche alle geometrie della composizione. Le Trentasei vedute sono l'apogeo artistico di Hokusai,ormai settantenne, databili intorno agli anni che vanno dal 1829 al 1833-34. L'editore visto il grande successo pubblichera' altre dieci stampe, tuttavia il titolo rimarra'quello della raccolta iniziale, fara' stampare inoltre le cento vedute del monte fuji, sempre di Hokusai. Hiroshige (Edo, 1797 -- Edo, 1858), altro grande paesaggista giapponese, sulla scia delle fortunate serie di hokusai, pubblichera' la serie delle Cinquantatre' stazioni di Tokaido, le Trentasei vedute del monte Fuji e le cento vedute del monte Fuji. Debussy utilizzo' La Grande Onda come copertina della sinfonia La mer.
