Le indagini sono in corso, ma sarà molto difficile, se non impossibile, accertare le responsabilità di un fatto increscioso come i casi di animali selvatici morti per avvelenamento nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Almeno nove lupi, cinque grifoni e due corvi imperiali, più i pulcini, sono stati trovati morti nelle scorse settimane. Le ipotesi sono tante, le certezze, finora, nessuna. Di questo caso parla anche Pietro Santucci, accompagnatore di media montagna e gestore della Betulla a Civitella Alfedena.
"Un episodio increscioso, che ha lasciato tutti sgomenti, perché è una pratica veramente ignobile che proviene da un retaggio culturale ormai superato. Queste pratiche venivano normalmente utilizzate, anche in maniera legale, quando c'era un'economia agricolo-pastorale, parliamo di 70-80 anni fa" - spiega Pietro Santucci a TeleAmbiente - "Non sappiamo cosa sia successo e non possiamo puntare il dito contro nessuno. In passato, prima di portare gli animali al pascolo, in questi territori si faceva una sorta di pulizia, legata soprattutto al lupo, che all'epoca era considerato un animale nocivo. Fino alla fine degli anni '60, anche le stesse guardie del Parco potevano uccidere i lupi. Da quei tempi a oggi, la cultura fortunatamente è cambiata molto e una cosa del genere non è ammissibile".
Pietro Santucci fa poi una precisazione: "Va detto che quella zona è al limite dell'area protetta, al di fuori dei confini del Parco, anche se l'ente Parco ha portato sul luogo le unità cinofile e antiavvelenamento per cercare di ritrovare altre carcasse. Le indagini sono ancora in corso, speriamo che i colpevoli vengano fuori perché nel 2023 è inaccettabile procedere a tali pratiche per una questione di interessi".
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