Ecco le immagini dei filmati delle telecamere di sorveglianza del quartiere Santa Giulia documentano le «ronde» anti-pusher. A farle, però, a quanto emerge dalle indagini degli investigatori della Digos, è chi non ti aspetti. Chi si è sempre schierato dalla parte dei più deboli. Per quei fatti, avvenuti le sere del 15 e il 22 ottobre ai danni di due pusher e di un"ambulante, tutti di origine africana, la procura ha indagato con l"accusa di violenza privata aggravata sette esponenti del centro sociale Askatasuna. La sequenza fa parte delle indagini chiuse di recente dal pubblico ministero Enzo Bucarelli. Si vede un pusher parlare con due clienti in via Cesare Balbo. Poi arrivano sei ragazzi. Tutti con jeans, giubbotto nero e sciarpa che copre il volto. Lo prendono a schiaffi, lo spingono contro un portone di ferro. Il giovane cade a terra, ma le botte continuano. Una raffica di calci e di pugni per convincerlo ad allontanarsi. Lo seguono sino in corso Regina Margherita. «Te ne devi andare via di qua. Non devi stare qui sotto. Avete portato la polizia a forza di spacciare, sono sempre qui che controllano», gli urlano mentre cerca di nascondersi. Poi se la prendono con una donna del Senegal, che nella zona vende i panini ai pusher per racimolare qualche centesimo. Le gridano di lasciare il borgo. E ancora. Sempre il solito gruppo, in via Cesare Balbo, rincorre un altro giovane spacciatore. Gli lancia una bottiglia di vetro. Gli urla di non farsi più vedere. Al vaglio degli agenti della Digos, coordinati dal dirigente Carlo Ambra, ci sono altri episodi, avvenuti sempre in via Cesare Balbo, in via Guastalla, in corso Regina Margherita. Secondo gli inquirenti, il punto chiave della vicenda è proprio il «controllo del territorio». I raid sarebbero stati fatti per controllare le vie intorno al centro sociale. Per mandare via i pusher, così da evitare la presenza della polizia. E, in un comunicato stampa, da Askatasuna avevano ribadito: «Se via Balbo si ama serve che in questo luogo non ci siano né spaccio né madama». .Servizio di Irene Famà e Massimiliano Peggio
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