"La prima fonderia di Padova Preromana - The earliest foundry of Pre-Roman Padua”, Progetto Ricerca di Eccellenza Cariparo, Dipartimento dei Beni Culturali (Unipd) è un progetto che indaga su un deposito archeologico ritrovato nel 2000, durante lo scavo di archeologia preventiva nel cortile della questura di Padova. Dopo essere stato per oltre 20 anni in deposito al Museo archeologico nazionale atestino di Este, ora il cassone che fu rimosso all'epoca con le intere unità stratigrafiche originali, viene indagato con uno scavio in laboratorio. Si tratta della più antica fonderia di Padova, VIII secolo a.C., e probabilmente la più antica dell'Italia protostorica indagata totalmente con metodo stratigrafico. Il professor Massimo Vidale spiega, a chi non è archeologo, cosa aspettarsi dal numeroso repertorio di cocci ceramici che componevano la superficie di lavoro della fonderia, ossia il cosiddetto "vespaio". Un singolo coccio può infatti raccogliere in sè numerosi dati da analizzare: la provenienza, le sostanze che il recipiente conteneva in passato, la cronologia, le tecniche di fabbricazione, il suo utilizzo "di recupero", a volte importantissimo, anche dopo che aveva cessato la funzione primaria di ceramica da mensa o da cucina, o per conservazione di derrate. Un coccio porta con sè, se scavato scientificamente nel suo contesto, una carta d'identità delle persone che interagivano in qualche modo con quel manufatto, di cui ora rappresenta solo un resto. I loro gusti, le abitudini alimentari e commerciali, i contatti con i popoli vicini o lontani, le capacità artigianali e talvolta "industriali", a volte addirittura la struttura sociale di un villaggio, se non di una popolazione tutta.
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