Canto risalente all'epoca delle guerre napoleoniche, allorchè l'Imperatore istituì la leva obbligatoria anche nelle regioni italiane appena conquistate, sull'esempio di quanto già accaduto in Francia dopo la Rivoluzione.
Poichè la prima coscrizione venne indetta in terra di Toscana nel 1808, a tale anno si fa riferimento per datare ufficialmente il brano.
Ma in realtà l'autore, il cantastorie pistoiese Anton Francesco Menchi, che lo compose sullo spartito musicale dell'anonima Maremma Amara, servendosene pure per la struttura metrica del ritornello, aveva tratto ispirazione da una antecedente canzone
della Guerra dei Sette Anni.
Quindi sarebbe forse più giusto considerare il testo almeno parzialmente spurio ricollocandone i veri natali ad un decennio prima, esattamente il 1799.
Questo è solo uno dei tanti preziosi documenti recuperati da Caterina nei polverosi archivi della memoria e della tradizione popolare di cui è ricco il patrimonio storico del nostro folklore.
Un lavoro di ricerca atavico, intenso, sapiente e caparbio, e di certo degno di miglior sorte, visto che, nonostante sia evidente la valenza del risultato culturale, oggi esso rischia di venir purtroppo vanificato dall'indifferenza degli ignavi e dall'incuria degli stolti.
Per tale motivo, a così poco tempo dalla prematura scomparsa, risulta già alquanto arduo reperirne gran parte del repertorio artistico, in particolare le interpretazioni più rare come questa.
Il Canto dei Coscritti in effetti altro non è che un'antica testimonianza del profondo spirito antimilitarista e del soffocato anelito alla renitenza che animava le classi oppresse contro la pretesa del regime autoritario di trarre dalle loro fila la carne da macello per la propria sete di potere.
Partire partirò partir bisogna
dove comanderà nostro sovrano
Chi prenderà la strada di Bologna
e chi anderà a Parigi e chi a Milano
Se tal partenza o cara
ti sembra amara non lacrimare
vado alla guerra e spero di tornare
Quando saremo giunti all'Abetone
riposeremo là nostra bandiera
e quando si udirà forte il cannone
addio Gigina cara e bona sera
Ah che partenza amara
Gigina cara mi convien fare
sono coscritto e mi convien marciare
Di Francia e di Germania son venuti
a prenderci per forza a militare
Però allorquando ci sarem battuti
molti mia cara speran di tornare
Ah che partenza amara
Gigina cara Gigina bella
di me non udrai forse più novella
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