Stragi '92, Le intercettazioni di Riina in carcere nelle parole del commissario Bonferraro - [12 febbraio 2020]
In aula è stato sentito anche Salvatore Bonferraro, sostituto commissario della Polizia di Stato presso la Dia di Palermo. Bonferraro si è occupato del coordinamento di tutto il servizio di intercettazioni (audio e video) richiesto dalla procura di Palermo nei riguardi di Totò Riina, detenuto nel carcere “Opera” di Milano. Il teste è stato sentito, in particolare, per riferire su alcune delle conversazioni avute da Riina col compagno di detenzione Alberto Lorusso, esponente di spicco della Sacra Corona Unita. Esternazioni, queste, registrate dagli inquirenti nei momenti di passeggio, dove Riina si “sentiva tranquillo e si lasciava andare a dichiarazioni più importanti”. Il capo dei Capi, parlando del superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro “era molto adirato nei suoi confronti - ha affermato Bonferraro confermando le trascrizioni delle intercettazioni lette dal pm Paci - perché quest’ultimo si stava concentrando principalmente in attività economiche. Voleva che Messina Denaro continuasse a fare qualche cosa in quel periodo, nel 2013”. Un’altra intercettazione di spessore riguarda prettamente gli attentati in continente di Cosa nostra. “Riina - ha dichiarato il commissario - non era d’accordo che Bernardo Provenzano e Leoluca Bagarella avessero spostato le bombe dalla Sicilia al continente perché lui diceva che ‘siamo siciliani e le dobbiamo fare qui’”. Quel servizio di intercettazioni era iniziato, ha spiegato Bonferraro, per ordine della procura di Palermo dopo che la stessa “era venuta a conoscenza, tramite il Dap, che due agenti della penitenziaria addetti alla vigilanza del Riina durante le pause del processo Trattativa avevano registrato il fatto che il Capo dei Capi aveva effettuato delle esternazioni”. In particolare, ha continuato Bonferraro, “ci colpì quando Riina disse che ‘non erano stati i Carabinieri ad avermi arrestato ma sono stati Provenzano e Ciancimino a farmi arrestare’. In un’altra circostanza aveva detto poi che ‘non sono stato io a cercare loro ma sono venuti loro da me per trattare’”. Il servizio di intercettazioni, in seguito avviato il 3 agosto del 2013 nel carcere di Opera, venne improvvisamente interrotto il 30 novembre del 2013 poiché “nel frattempo Riina, durante i suoi colloqui con Lorusso, aveva fatto delle esternazioni che avevano fatto preoccupare tutte le istituzioni. C’erano ragioni di tutela delle persone menzionate dal Riina”. Il riferimento è sulle gravi minacce rivolte al pubblico ministero Nino Di Matteo, che al tempo rappresentava l’accusa nel processo trattativa Stato-mafia dove Riina era imputato. [[ Ссылка ]]
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