La fine di San Pietroburgo (Russo: Конец Санкт-Петербурга) è un film realizzato nel 1927 da Vsevolod Pudovkin.
Fu prodotto dalla Mezhrabpom. La pellicola, girata 10 anni dopo la rivoluzione russa, ha un chiaro intento celebrativo, evidente in particolar modo nel paragone visivo tra l’antica San Pietroburgo e la novella, solida Leningrado.
Sinossi: un ragazzo, contadino in un villaggio, dopo la nascita dell’ennesima bocca da sfamare è costretto a recarsi a San Pietroburgo a cercare lavoro in un’officina. Il giovane viene assunto nella fabbrica Lebedev, proprio nel momento in cui gli operai si sono organizzati in uno sciopero per l’aumento del loro salario: stremato dalla fame, pur di non perdere il lavoro, il ragazzo accetta di divenire un crumiro e collabora all’incarcerazione degli organizzatori della ribellione. Oppresso dai sensi di colpa, il giovane si reca dai titolari dell’officina per reclamare la liberazione dei colleghi, ma viene imprigionato. Nel frattempo scoppia la prima guerra mondiale e il paese ha bisogno di combattenti; pur di uscire di prigione, il ragazzo accetta di entrare nelle forze armate e durante il conflitto comincia finalmente a realizzare i motivi della lotta di classe: mentre loro muoiono in trincea, c’è chi fa affari e si arricchisce proprio grazie alla guerra e sono le stesse persone che non pagano giustamente il lavoro degli operai. All’inizio della presa del Palazzo d’inverno, il giovane si schiera con i suoi compagni riportando gravissime ferite durante gli scontri, ma riscattando il proprio onore davanti agli occhi del compagno che aveva tradito durante lo sciopero.
"Come regista Vsevolod Pudovkin assunse posizioni meno estreme rispetto a quelle di Vertov ed Ėjzenštejn, ma non di minor valore. Egli riconosceva ancora al montaggio un ruolo centrale nell’elaborazione dell’opera filmica, identificandolo con lo stile stesso dell’autore. Non dimenticava, però, l’importanza della sceneggiatura, che redigeva meticolosamente secondo ritmi e cadenze ben precisi, né il ruolo fondamentale dell’attore. Il suo cinema, infatti, a differenza di quello dei suoi contemporanei intento a tracciare un’epica del popolo e della rivoluzione, si concentra sull’individuo e ridà spessore psicologico al personaggio.
Tema centrale della sua trilogia rivoluzionaria composta da
La madre (1926): [ Ссылка ]
La fine di San Pietroburgo (1927) e Tempeste sull’Asia (1928)
è la lenta presa di coscienza politica da parte dell’individuo. Pudovkin si serve del montaggio per mostrare lo sviluppo emotivo del personaggio e la sua realtà interiore dentro la quale si riflette la Storia."
da Breve Storia del Cinema - La scuola del montaggio sovietico
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