Sembra la puntata di una serie televisiva americana su poliziotti corrotti, in cui tra guardie e ladri non si sa da che parte stare e invece è successo tutto nella periferia est di Milano, dove ha sede la caserma della Polizia ferroviaria di Lambrate. Qui nel distaccamento di via Otto Cima gli inquirenti hanno ritrovato parte del bottino di quella che era definita "la squadretta" della Polfer. Il resto è stato ritrovato a casa dei poliziotti: 40mila euro in contanti, in pezzi anche da 500, e ingenti quantità di droga - si legge nei verbali. Secondo l'accusa la refurtiva era il frutto di falsi sequestri che gli agenti operavano ai danni delle persone più deboli: immigrati, pregiudicati, persone che mai avrebbero avuto la meglio contro la Polizia. E invece, grazie ad un esposto dell'avvocato Debora Piazza, è proprio dalle loro testimonianze che sono partite le indagini, che hanno portato all'arresto dei tre poliziotti, di cui uno ai domiciliari, per i quali il pm Paolo Filippini il 29 maggio ha chiesto condanne con pene fino ad 11 anni. Adesso, dopo il rinvio a giudizio dei tre, anche due italiani, all'epoca dei fatti completamente incensurati, si sono fatti avanti sprogendo denuncia contro gli stessi poliziotti. I due, condannati in primo grado a sei mesi per furto di carburante nel centro di interscambio ferroviario di Segrate (dove ha sede il comando Polfer) ricorreranno in appello. A seguito di una perizia calligrafica, infatti, anche i loro verbali redatti dagli operanti della Polfer risulterebbero falsi.
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