[ Ссылка ] - Giappone, il senatore di Fratelli d'Italia, Ignazio La Russa, ricorda Yukio Mishima davanti al Ministero della Difesa a Tokyo. Yukio Mishima pseudonimo di Kimitake Hiraoka, nacque a Tokyo il 14 gennaio 1925. Fu uno scrittore, drammaturgo, saggista e poeta giapponese. Acceso nazionalista, ebbe notorietà anche come attore, regista cinematografico e artista marziale. Mishima fu uno dei pochi autori giapponesi a riscuotere immediato successo anche all'estero. Le sue numerose opere spaziarono dal romanzo alle forme modernizzate e riadattate di teatro tradizionale giapponese Kabuki e Nō, quest'ultimo rivisitato in chiave moderna.
Il 25 novembre 1970, all’età di 45 anni, insieme ai quattro più fidati membri del Tate no Kai, Mishima occupò l'ufficio del generale Mashita dell'esercito di autodifesa, all’interno del Ministero della Difesa a Tokio. Dal balcone dell'ufficio, di fronte a un migliaio di uomini del reggimento di fanteria, oltre che a giornali e televisioni, tenne il suo ultimo discorso: l'esaltazione dello spirito del Giappone, identificato con l'Imperatore, e la condanna della costituzione del 1947 e del trattato di San Francisco, che hanno subordinato, secondo Mishima, alla democrazia e all'occidentalizzazione il sentimento nazionale giapponese: “Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo”.
Al termine del discorso, entrato nell'ufficio, e dopo aver inneggiato all'Imperatore, si toglie la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi poi decapitare. Insieme a lui si toglie la vita il suo più fidato amico e discepolo, Masakatsu Morita. I tre sopravvissuti si consegnarono alla giustizia e vennero condannati a quattro anni di prigione per l'occupazione del ministero, ma furono liberati per buona condotta dopo pochi mesi.
Mishima è famoso in occidente sia per il suo seppuku sia per le sue opere, che fanno di lui, comunque, l'autore giapponese più tradotto nel mondo. Altri hanno paragonato Mishima a Gabriele D'Annunzio, mentre rimane comunque una figura scomoda sia per il mondo intellettuale dei conservatori (in cui trova comunque molti ammiratori) sia presso i progressisti: nel primo caso, a causa della sua bisessualità e della sua astratta apoliticità, nel secondo caso, per il suo nazionalismo. (04.11.19)
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