È l’una e mezza di Sabato notte quando Sthefane viene palpeggiata nelle parti intime da un uomo in Via Lazzaro Palazzi, nel cuore di Porta Venezia.
L’uomo fa parte di un gruppo di pakistani seduti ad un bar.
Sthefane non ci sta. Reagisce urlando e prendendo a gomitate il molestatore mentre tutto il branco la deride.
Pochi secondi dopo, lo stesso uomo le lancia addosso una bottiglia di vetro che le rompe un incisivo a metà e le apre il labbro inferiore.
Sthefane viene subito soccorsa da alcuni ragazzi presenti nelle vicinanze mentre il branco si dirama.
Sul posto giungono i carabinieri che la ascoltano e raccolgono la sua denuncia.
Viene portata in policlinico e due giorni dopo si sottoporrà ad un intervento dentistico per la ricostruzione del dente.
Sthefane si è ribellata.
Ma non puoi ribellarti, se lo fai ti prendi le botte . E se sei una donna, a Milano, non sei libera di fare quello che vuoi.
Per molti, troppi, sei un oggetto sessuale e basta allungare una mano per averti.
Non ci sono serie conseguenze nel paese dell’impunità. E questo i molestatori lo sanno bene. Come lo sanno bene anche i criminali.
Come racconta Sthefane, ha parlato con le forze dell’ordine che le hanno spiegato che anche se conoscono bene il problema e i soggetti, hanno le mani legate, la legge non gli permette di intervenire come vorrebbero e potrebbero, perché la legge in Italia tutela i malviventi
Un carabiniere, un poliziotto rischiano grosso se agiscono nel modo sbagliato.
E intanto molti cittadini vivono nella paura.
Quella di Sthefane è solo una delle mille storie di molestie e aggressioni del panorama milanese.
Siamo sicuri che vada tutto bene?
È questo il mondo che vogliamo?
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