Per lo spostamento da casa al lavoro e viceversa è richiesto il tempo necessario
per compiere il tragitto, durante il quale può capitare di avere un'incidente.
In questo caso se si rimane infortunati, chi paga?
Questo tipo di eventi è chiamato infortunio in itinere perché avviene lungo il percorso dall’abitazione al luogo di lavoro o viceversa.
Sarà l’Inail a pagare l'indennizzo come se l’incidente si fosse verificato durante il turno nella postazione.
Se l’infortunio in itinere accade con un’autovettura privata bisognerà dimostrare che era necessario l'uso dell'autovettura.
Questo perché l'Inail potrebbe eccepire che non c’era la necessità di usare la macchina,
che invece si potevano usare i mezzi di trasporto pubblico urbano o extraurbano.
In linea di massima bisognerebbe sempre usare i mezzi pubblici, per evitare i rischi connessi alla macchina.
Infatti, una delle condizioni per avere diritto all’indennizzo è che ci sia stata l’effettiva esigenza di ricorrere all’automobile.
La giurisprudenza dice però che se il luogo da raggiungere è collegato male con i mezzi pubblici, allora l’uso della macchina è consentito e si può ottenere il risarcimento.

In effetti sono considerati importanti i tempi di spostamento per cui se l'uso del mezzo privato abbatte il tempo occorrente lo si può usare senza timore.
Naturalmente per essere indennizzabile, l’infortunio in itinere deve avvenire sul consueto percorso casa-lavoro, possibilmente senza deviazioni, a meno che esse non siano dovute da necessità (come una strada chiusa per lavori in corso) o da altre «esigenze essenziali ed improrogabili».
Inoltre, l’incidente deve essere avvenuto in un orario compatibile con quello di arrivo al lavoro o quello di rientro a casa.
Se l’incidente si verifica a bordo di un qualsiasi mezzo pubblico non ci saranno problemi.

L'uso dell’autoveicolo privato è stato ritenuto giustificato:

• in assenza di mezzi pubblici di trasporto che collegano i luoghi di abitazione e di lavoro;

• in caso non ci sia coincidenza degli orari di linea dei mezzi pubblici con quelli dello spostamento per arrivare in orario;

• nel caso in cui ci sia un obiettivo disagio dall’uso dei trasporti pubblici, per cambi di linea o attese così lunghe da rendere i tempi di percorrenza eccessivi.

La Corte di Cassazione ha riconosciuto che l’uso del mezzo privato in alternativa a quelli pubblici è ammesso quando consente di arrivare al lavoro in condizioni psicofisiche migliori ed anche di tornare a casa in tempi ragionevoli e non eccessivamente stanchi.

Sempre la Suprema Corte in un’altra sentenza, ha riconosciuto che «è sufficiente una necessità relativa», che il lavoratore può dedurre attraverso «molteplici fattori, non definibili in astratto», ma ricorrendo alle concrete esigenze di spostamento.

[ Ссылка ]

свернуть