Libro citato nel video: “Un velo di silenzio” di Federico Zeri: [ Ссылка ]
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Il grido o l’urlo è uno dei più celebri dipinti della storia della pittura, una di quelle opere iconiche che tutti conosciamo e che sono entrate nel ristretto numero di quadri che appartengono all’immaginario collettivo tra i quali possiamo comprendere la Gioconda di Leonardo, la Notte stellata di Van Gogh, la Ragazza con turbante di Vermeer e pochissime altre.
Ma proprio perché così celebre il grido di Munch rischia di essere approcciato con superficialità, di essere dato per scontato come avviene per ciò che ci è così famigliare da diventare puro sfondo, una parte delle cose che fanno parte dell’arredo che ci circonda e a cui non diamo più importanza.
Il grido è ancora una volta, come abbiamo visto in altri video, non una singola opera ma una serie che comprende opere a tecnica mista, a pastello, litografie e disegni e che sono state realizzate tra il 1893 e il 1910. Se ne contano circa cinquanta versioni.
Il quadro sul quale mi concentrerò maggiormente è quello del 1893, quello che probabilmente ha raggiunto la massima intensità espressiva, quello che insomma urla più forte fino ad entrare nelle orecchie e nelle fibre dei visitatori che hanno avuto il privilegio di osservarlo alla Galleria Nazionale di Oslo dove è conservato.
Questo è un aspetto importante. Per quanto si possa studiare a fondo un’opera sui libri, per quanto la si possa apprezzare attraverso una riproduzione in alta definizione, che sia attraverso una stampa cartacea o un file digitale, la visione dal vero mantiene un significato fondamentale. Questo vale sia per l’analisi tecnica del tratto pittorico, della stesura dei colori, dei tratti del disegno che possiamo indagare in profondità, sia per una questione più impalpabile e difficile da descrivere, legata al carisma, all’energia che un’opera emana dal vivo.
Come ha testimoniato lo stesso pittore, durante una passeggiata all’ora del tramonto, mentre si trovava su una strada di collina poco lontano dalla città di Oslo, l’artista ebbe la sensazione di sentire “l’urlo della natura” e gli parve di vedere le nubi tingersi di rosso sangue.
Queste le parole esatte che Munch scrisse a proposito di questa esperienza terrificante vissuta e poi trasportata nel quadro:
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Sentii un soffio di malinconia. Un dolore estenuante sotto il mio cuore.
Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.»
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L'Urlo di Munch | Analisi dell'opera
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