TORRE ANNUNZIATA - Dalle vetrate di quell’aula affollata entra soltanto uno spiccio di sole. Le luci sono spente e nel silenzio tombale, si accende il proiettore piazzato davanti alle “gabbie” che di solito ospitano i detenuti. Tre minuti dura quel video. Tre, interminabili minuti per raccontare, con le immagini, ciò che è avvenuto in un istante. L’unica voce che si ascolta in sottofondo è quella delle pale che scavano nel silenzio. Un suono sordo che copre i volti sconfitti di poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco, mentre cercano una voce in fondo a quelle macerie insanguinate. Da quel cumulo di mattoni non uscirà anima viva. Solo otto cadaveri coperti da lenzuola bianche. Qualcuno in aula non regge al peso dei ricordi. C’è chi prova a resistere, chi invece decide di uscire dal tribunale con le lacrime agli occhi. Quella terribile strage è una ferita ancora aperta che forse non si rimarginerà mai.
Sono le immagini struggenti e drammatiche della prima udienza del processo penale per il crollo di Rampa Nunziante, la palazzina con vista sul mare sita al civico 15 che all’alba del sette luglio 2017 si è sbriciolata in mille pezzi, uccidendo otto persone, tra cui due bambini (Giacomo Cuccurullo ed Edy Laiola, il loro figlio Marco, i coniugi Pasquale Guida e Anna Duraccio, i loro bambini Francesca e Salvatore e la sarta Pina Aprea). Ieri, dopo mesi di rinvii e beghe procedurali, si è ufficialmente aperto il processo sulla più sconvolgente tragedia della storia recente di Torre Annunziata. Un’udienza fiume durata più di cinque ore alla quale hanno assistito, in un silenzio spettrale, una trentina tra parenti e amici delle vittime. Presente in aula, anche il sindaco Vincenzo Ascione. L’intera mattinata è stata dedicata alle beghe preliminari legate alla costituzione delle parti e all’ammissione dei testimoni.
Ещё видео!