Il parco di archeologia condivisa di Poggio del Molino racconta la storia della fortezza diventata villa romana, immersa nel paesaggio sopra il Golfo di Baratti (Populonia, Piombino) che le attività che si sono svolte per secoli nel sito stesso hanno contribuito a cambiare.
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La prima storia è quella che testimonia come nel II secolo a.C. il promontorio, nella parte che guarda verso nord, fosse occupato da una fortezza, evidente dalle murature e dalle basi di strutture difensive, a cominciare dalle torri. L’ipotesi è che il principale nemico da cui guardarsi, in quell’arco cronologico prima della Lex Gabinia contro i pirati, forse proprio la pirateria che in quel periodo era il pericolo più avvertito lungo le coste della penisola e nel Mediterraneo. Quando questa viene sconfitta dai poteri speciali affidati a Pompeo, mai visti fino ad allora, nella storia di Roma, così estesi, anche la funzione difensiva del sito pare cessare.
Il centro di produzione del garum e la villa rustica
È proprio verso lo scorcio del I secolo a.C. che il sito viene trasformato in una particolare villa rustica, votata probabilmente allo sfruttamento agricolo del territorio ma soprattutto alla produzione del garum, la celebre salsa di pesce. Tra i ritrovamenti archeologici, spiccano le vasche in cocciopesto e impermeabilizzate dalla malta, inequivocabili nella loro funzione, al limite settentrionale dell’area. Proprio quell’area del sito, verso la scogliera, è certamente finita in mare, con il cambiamento dell’orografia avvenuto nel corso dei secoli. Insomma, circa il 20% del sito “scivolò” nel Tirreno.
La villa signorile e i mosaici
I bellissimi mosaici, scoperti dagli anni Ottanta fino al 2019, sono invece il segno della terza fase di Poggio del Molino, quella della villa marittima, ad uso delle élite, a cominciare certamente dalla seconda parte del II secolo d.C.. La fortezza viene ristrutturata (chissà se manteneva ancora una certo tono “militare”, come i castelli medievali trasformati in residenze rinascimentali) e diventa una villa, attorno ad un cortile-giardino. Ci sono le stanze residenziali, con mosaici, e il quartiere termale, con ipocausto, di nuovo pavimenti musivi, e l’evidente lusso che appare dai materiali lapidei e dagli intonaci dipinti individuati dagli archeologi e in corso di studio.
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