da quando conosco loris malaguzzi e maria montessori (ormai piú di vent'anni) sento una legittimazione nel mio lavoro nei confronti di un mio punto di vista sviluppatosi in precedenza da intuizioni ed esperienze.
la gratitudine che provo per queste due figure é grande. il muro di aspettative e di dogmi interiori dell'adulto sono abissali (i suoi cento linguaggi sono scomparsi a vantaggio di uno solo omologante ed alienante).
é davvero difficile farsi rappresentante di queste posizioni pedagogiche e filosofiche.
riscontro continuamente nel mio lavoro false interpretazioni di queste pedagogie ormai diventate ovvie sotto il punto di vista teorico, ma ancor oggi quasi per nulla praticate nella loro vera idea di base. l'adulto pur "rispettando" il bambino in quanto "altro" continua a mantenere un punto di vista omnisapiente, che peró é errato. questo porta ad incanalazioni (quasi manipolazioni) non concerni la realtá del bambino.
i laboratori, gli atelier, i percorsi percettivi, sono solitamente pre-parati e pre-elaborati dagli adulti che pensano di comprendere a priori i cento linguaggi del bambino.
le idee sviluppate sono esteticamente di buona qualitá, forse anche di quando in quando originali (gli adulti che accompagnano questo processo non sono geni, artisti d'avanguardia o ricercatori scientifici e questo é un bene!), ma non concernenti la realtá. spesso i bambini non si pongono un fine, non creano prodotti "belli" o originali, non scoprono leggi fisiche, né creano suoni o rumori trasportanti. i loro sono per lo piú percorsi iniziati ed interrotti perché la curiositá é saziata, di solito proprio lí dove l'adulto preferirebbe continuare perché vede all'orizzonte il traguardo, che peró non é un fine del bambino. certe volte no, il bambino continua per giorni a ripetere processi per l'adulto ormai chiusi. raramente (qui c'é inoltre la diversa percezione del tempo) continua addirittura per mesi a sperimentare quello che sembrerebbe definito. per il bimbo non lo é e l'adulto invece spesso tende ad intromettersi con benevola arroganza, dando nuovi stimoli cercando di indirizzarlo verso percorsi conosciuti dall'adulto.... ci vuole invece il cuore intelligente di loris malaguzzi. bisogna crederci. aver fiducia. é impossibile comprendere a priori. é impossibile pianificare, organizzare, pre-parare. i linguaggi sono cento per ogni bambino e l'adulto di fronte a questo ne ha uno. come dice loris malaguzzi la ricetta é rendersi ricercatore. come si fosse di fronte ad universi sconosciuti. si puó solo osservare, documentare, fare ipotesi e cercare insieme risposte, con tanta umiltá e curiositá. ogni bambino ha cento linguaggi e un nuovo mondo. si deve avere un animo esploratore. si deve aver la volontá di porsi di fronte a linguaggi sconosciuti e aver la curiositá di apprenderli.
non é facile.
il bambino peró lo rende facile: per lui non c'é nulla di piú ovvio dei propri linguaggi nulla di piú palese del proprio mondo.
con le nuove conoscenze l'adulto deve rendersi tramite (umilmente) tra un mondo ed un altro.
come dice loris malaguzzi quello del bambino, quello dell'adulto e quello dell'adulto insieme al bambino tutti e tre rapportati verso il mondo esterno. ecco l'asse direzionale, ma quello reale. qui si crea questa relazione affiatata piena di creativitá e gioia. ogni interazione porta con sé un mondo di percezioni, un cambiamento che avviene quindi anche all'interno dell'adulto. idealisticamente addirittura anche un cambiamento dell mondo esterno. la ricerca é continua. il movimento é continuo. i linguaggi si moltiplicano persistentemente.
ci vuole capacitá visionaria, ci vuole caparbietá e coraggio ma soprattutto bisogna saper apprezzare la diversitá che ci rende poi tutti uguali.
i metodi sono abbastanza irrilevanti. sono solo da adattare alle realtá intorno al bambino partendo dalla necessitá espressa dal bambino. questi devono essere confortanti, stimolanti e piacevoli per il bambino attore protagonista.
questo processo di ricerca deve inoltre assolutamente coinvolgere i genitori e tutto l'ambiente al di fuori dell'istituzione, comprese tutte le novitá mediatiche e tecnologiche. non si otterrebbero se no risultati tangibili.
questo detto, senza peró pensare al bambino come ad un essere superiore inaccessibile e grandioso: é un bambino - un individuo con il diritto di esser rispettato nel proprio mondo, non esiste una realtá assoluta, non esiste una veritá assoluta (a parte secondo me l'idea del bene di platone, ma qui diventa ancor piú basilare ed elevato al tempo stesso. noi quando parliamo di pedagogia parliamo ancora di percezioni nella caverna con peró il "ricordo" di cui parlava platone nel fedone e nel menone).
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