Due ergastoli e cinque condanne a complessivi 38 anni di reclusione: è la condanna emessa dal gup del tribunale di Foggia, Armando Dello Iacovo, nel processo con il rito abbreviato ai sette giovani di Manfredonia accusati, a vario titolo, di quattro omicidi, rapine e spaccio di droga tra il giugno e il novembre del 2012, seminando il terrore nel comune sipontino.
Carcere a vita inflitto a Francesco Giannella e Ilario Conoscitore; 16 anni a Leonardo Salvemini; 6 anni a Christopher Paloscia e 4 anni ciascuno a Mario Renzulli, Emanuele Biondi e Nicola Uva.
Assolti gli imputati, invece, dall'accusa di associazione a delinquere.
Nella vicenda è coinvolta anche una ragazza -- appena 17enne all'epoca dei fatti - già condannata in primo grado a 13 anni e 4 mesi dal tribunale dei minori di Bari.
L'inchiesta riguarda il duplice assassinio Balsamo-Castriotta avvenuto il 5 giugno nella frazione di Siponto; l'omicidio di Cosimo Salvemini, il cui cadavere fu ritrovato il 10 dicembre nelle campagne nei pressi dell'aeroporto di Amendola, cinque mesi dopo la sua scomparsa, e la rapina finita nel sangue ai danni di Matteo Di Bari, il 6 novembre successivo.
Fare soldi compiendo rapine e spacciando droga, per diventare il boss di Manfredonia, dopo aver conosciuto in carcere alcuni esponenti del clan Capriati di Bari: un delirio di onnipotenza quello di Francesco Giannella, ritenuto da procura, polizia e carabinieri il più spietato killer della banda.
Tra i tanti aspetti macabri di questo allucinante romanzo criminale ci sono anche le modalità dell'omicidio di Cosimo Salvemini, brutalmente picchiato con una spranga e ucciso a colpi di pistola da Giannella e Conoscitore: la vittima fu prima nascosta in un campo nei pressi di Zapponeta e poi sepolta vicino all'aeroporto militare di Amendola.
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