Il grande pubblico l’ha conosciuta soprattutto negli ultimi mesi grazie a ChatGPT; fai delle domande e il computer ti risponde, con modalità simili a quelle di una persona in carne e ossa. In realtà sin dagli anni ’50 l’uomo ha cercato di creare una macchina in grado di funzionare con meccanismi simili a quelli del nostro cervello. Ora ci siamo più vicini e quel che si intravede entusiasma e (al tempo stesso) spaventa. Le macchine producono immagini, testi e suoni in totale autonomia. Gli esempi più famosi sono forse le foto di Trump e del Papa, tanto false quanto credibili. Ma i timori più grandi riguardano il mondo del lavoro; i robot potrebbero in teoria sostituirci in qualunque lavoro. Alle paure, come detto, si affiancano gli entusiasmi. L’intelligenza artificiale è in grado di accelerare di dieci, forse cento volte il progresso in alcuni ambiti scientifici, per esempio quello medico. Gli esperti avvertono: siamo in presenza di progresso così importante che dobbiamo darci in fretta delle regole, altrimenti potrebbe sfuggirci di mano, con conseguenze catastrofiche.

Ospite in studio: Silvia Quarteroni, ingegnere informatico e responsabile di settore presso il Centro svizzero per la scienza dei dati.

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