Commento di don Paolo Quattrone - sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Bard, Donnas, Hône e Vert.
Sabato 11 Marzo
C’è qualche peccato che può toglierci la dignità di figli? Assolutamente no, qualsiasi cosa accada noi restiamo figli per Dio. E’ quanto sembra insegnarci la parabola del padre misericordioso, un capolavoro che troviamo al capitolo 15 del Vangelo di Luca. Nella vita può capitare di tutto, posso perdermi, arrivare a toccare il fondo ma la mia dignità di figlio di Dio nessuno me la può levare, l’importante è tornare a casa, è tornare a Dio esattamente come fa il figlio minore e ribelle della parabola. Con ciò non vuol dire che allora posso permettermi di fare tutti i peccati che voglio tanto Dio poi mi perdona ma che molte volte nella vita commettiamo dei peccati, commettiamo delle mancanze di amore, ci allontaniamo dall’amore degli altri e di Dio ma se ci rendiamo conto di ciò che abbiamo fatto, se ne prendiamo coscienza e torniamo a Dio Lui ci perdona, ci riaccoglie perché siamo suoi figli proprio come fa il padre della parabola con il figlio minore. Il nostro essere figli di Dio non ce lo guadagniamo ma lo siamo per il fatto stesso di esistere, l’amore di Dio non si guadagna, è lo stesso errore che commette il figlio maggiore il quale pensava che siccome aveva fatto il bravo ragazzo, non era fuggito come suo fratello, il padre lo amasse di più ma non è così! Se prego, se cerco di amare nella mia vita, se resto fedele alle mie scelte non lo faccio per aumentare o conquistarmi l’amore di Dio nei miei confronti. Dio mi ama già, se prego, se cerco di amare, di camminare sulla via del bene e della fede è perché questo è un bene per me, è la strada che mi conduce alla felicità. E’ significativo il breve discorso che il figlio minore ripete dentro di sé immaginandosi il suo ritorno a casa: Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Dio ci tratta da figli anche se abbiamo peccato, per scoprirlo dobbiamo chiedere di esperimentare il suo perdono e questo avviene in particolare con la confessione, dove si distingue il peccato dal peccatore, dove si condanna il peccato ma si conserva, si salva il peccatore, la persona. Io non sono il peccato che ho commesso, io sono figlio di Dio, un figlio che a volte si ribella, che pretende di fare di testa sua ma ciò che conta è che sappia tornare sui suoi passi, riconoscere gli errori e tornare a casa dove Dio ci aspetta perchè non ci ha né dimenticati né rinnegati. Mettiamo in cantiere una bella confessione per liberarci dai pesi che abbiamo dentro e scoprire che a Dio stiamo davvero a cuore. I nostri peccati sono come i vestiti di stracci che indossava il figlio minore, con la confessione vengono buttati e veniamo rivestiti di abiti nuovi che ci ricordano che siamo figli di Dio, che abbiamo una dignità.
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