Quante volte ricerchiamo la perfezione?
Forse troppo spesso l’essere umano è alla continua ricerca di essere perfetto in ciò che fa, di essere sempre al massimo delle sue potenzialità.
Di esempi ce ne sono a non finire.
Donne e uomini che non accettano di invecchiare e ricorrono a qualsiasi tipo di artificio per camuffare il tempo, manager di azienda che preparano e ripreparano le loro pianificazioni, genitori che controllano ossessivamente che il proprio figlio non si faccia male, figli che si forzano ad essere “bravi e per bene” quando dentro urlano la ribellione, sportivi intrappolati nella loro estetica alla ricerca di una perfezione fisica impossibile da raggiungere e così all’infinito.
Tutto questo abbassa drasticamente il miglioramento personale anche se può sembrare esattamente il contrario.
Apprezzare la bellezza dell’imperfezione è wabi sabi.
Non va scambiato con il non fare niente per cambiare o migliorare ma trovare il bello, il misterioso, l’arte nella piccola imperfezione.
Essere in grado di apprezzare quella ruga in più, quella forma fisica non come a 20 anni, correre quel rischio in più che da energia alla vita.
La perfezione è statica, il perfezionamento è dinamico.
Ciò che è statico è morto, ciò che si muove è vivo.
Se qualcosa è “usurato” vuol dire che ha una storia da raccontare; se è usurato non è perfetto ma indubbiamente più affascinante.
Fate più wabi sabi. I risultati potrebbero meravigliarvi
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