Commento di don Paolo Quattrone - sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Bard, Donnas, Hône e Vert.
Sabato 24 Giugno
Oggi si celebra la Natività di san Giovanni Battista, cugino di Gesù, erano nati a pochi mesi l’uno dall’altro. Ma perché Giovanni Battista è così importante? Solo perché era parente di Gesù? Potremmo dire che già soltanto il suo nome dice il perché questo cugino di Gesù è importante e lo è ancora per noi oggi. Leggendo il brando del Vangelo vediamo che in realtà non doveva chiamarsi Giovanni ma Zaccaria, come suo padre, così era tradizione. Tutti i nomi nella Bibbia hanno in significato ben preciso, Zaccaria è un nome ebraico che è composto da zakhar, "ricordarsi", e da Yah, "Dio, Yahweh", Dio si ricorda, rimanda alla fede ebraica dove si ricordava ciò che Dio aveva fatto per il suo popolo liberandolo dall’Egitto, è ricordo di un passato glorioso. Ma ecco che Elisabetta sua madre interviene dicendo: “No, si chiamerà Giovanni” e anche il padre Zaccaria approva la scelta della madre. Cosa significa il nome Giovanni? Dio fa grazia ora, agisce ora, ama ora. Giovanni Battista avrà il compito di indicare ai suoi contemporanei che Dio non è un lontano ricordo del passato, da ricordare e celebrare come se fosse qualcuno di lontano ma come qualcuno che è presente a tal punto che si è fatto uomo. E oggi celebrando la solennità della Natività di Giovanni Battista non siamo qui per ricordare un Dio lontano, per celebrare cose che appartengono al passato ma a ricordarci che Dio è presente anche oggi, Giovanni Battista dice a ciascuno di noi qui oggi: guarda che Dio è qui, è qui per te, non è un lontano ricordo, non è un oggetto da museo ma è vivo! Che idea ho di Dio? E’ un nome che appartiene al passato? Quando ero bambino andava bene, tra le varie favole c’era anche quella di Gesù ma ora che sono grande, adulto, giovane non credo più a certe fesserie… Che rapporto ho io con Dio? Dio non è chiuso nel passato, non è un pezzo da museo ma se è Dio è vivo ed è presente. Solo se intuiamo che Dio non è una roba antica, vecchia, una favola ma Qualcuno di vivo e di presente ci verrà la voglia di pregarlo, di entrare in relazione con Lui. Sapete perché a volte si smette di pregare? Per due motivi: perché Dio mi ha deluso oppure perché continuo a pregare come quando ero bambino. Dio delude quando ci facciamo un’idea antiquata e superstiziosa di Lui: lo prego così mi concede quello che gli chiedo. Non funziona così, io prego Dio per ricordarmi che in quello che sto vivendo non sono solo e abbandonato bensì Lui mi può dare la forza per affrontare ciò che sto affrontando. Dio non mi evita i problemi ma li affronta con me. Smettiamo di pregare quando ci riduciamo a farlo come quando eravamo bambini. Non possiamo più pregare da bambini se si è giovani, se si è adulti, occorre andare da Dio e fare due cose: li presentiamo tutte le cose che abbiamo nel cuore e ogni mattina e sera si trova un motivo per ringraziare. Questo è pregare da adulti e non da bambini. Dio non è un ricordo ma è vivo ed è presente ovunque e sempre. Imparate ad usare Dio e imparerete a non farne più a meno, affidategli quello che vivete adesso, ora, ringraziate per le cose belle e affidategli i pesi. Siamo come gente che va in giro con zaini pesantissimi sulle spalle, impariamo ad affidare i pesi a Dio, a dirgli ciò che non và, a chiedergli la forza che ci serve per affrontare le sfide di ogni giorno. Oggi diamoci un momento per fermarci e pregare così: per cosa ringrazio oggi? Cosa mi pesa dentro il mio cuore e glielo affido? Cosa ho voglia di dire a Dio?
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