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Aprono il corteo delle nove bare i feretri di Rachele, Francesco e Federico. "I proprietari della villetta volevano venire ai funerali ma gli e' stato impedito"
Gli applausi, i palloncini bianchi lasciati liberi in aria alla fine della messa e la banda. Tutto questo per le nove vittime della strage di Casteldaccia. I funerali sono stati celebrati nella cattedrale di Palermo, piena in ogni suo angolo. Monsignor Giuseppe Oliveri ha pronunciato subito i nove nomi. E durante l'omelia ha detto, rivolgendosi ai parenti: "È una città attonita, nulla al confronto del vostro dolore". E poi ha utilizzato parole severe: "È doveroso che ci si interroghi a tutti i livelli per spiegare cosa è successo. Venga fatto per dare giustizia evitando l'insopportabile rimpallo di responsabilità". Il celebrante ha anche ricordato il medico Giuseppe Liotta ancora disperso a Corleone. In un messaggio, inviato dalla località dove si trova, l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha parlato di "dolore cocente e lacerante". E poi: "Il Signore . non diede spiegazione alle disgrazie ma si fece carico delle nostre tristezze. Dobbiamo fermarci davanti a tanta sofferenza. Dobbiamo cambaire tutti e convertirci, ascoltare questo dolore".
Accasciato sulla bara bianca di Rachele il papà Giuseppe Giordano, 35 anni, rimasto vivo perchè si è aggrappato a un albero mentre l'onda devastava tutto. Ha visto morire la moglie, Stefania Catanzaro, 32 anni, la figlia di un anno, Rachele, e il figlio Federico, di 15 anni, che ha tentato di salvare la sorellina tenendola in alto fino a quando non è stato sopraffatto dalla furia dell'acqua. Morti anche i genitori di Giordano, Antonino, 65 anni, e Matilde Comito, la sorella Monia, 40 anni, il fratello Marco, 32 anni; travolti e uccisi pure il nipote di tre anni, Francesco Rughoo, e la nonna 65enne del piccolo, Nunzia Flamia.
Davanti al feretro di Francesco un ritratto a grandezza naturale del bambino abbracciato alla sua mamma. E poi tanti peluche, quelli che Francesco teneva sempre con sè, sulla bara del bambino insieme a una maglia della Juve. Alle esequie era presente il sindaco Leoluca Orlando e il presidente Nello Musumeci che ha preferito sedersi tra la folla e non sui banchi riservati alle autorità. Ma c'erano anche Antonio Mazzotta, Luca Fiordilino e Andrea Accardi, i tre palermitani che giocano nel Palermo. In chiesa amici e compagni di Federico, che frequentava l'istituto tecnico Enrico Medi. I ragazzi hanno esposto uno striscione con su scritto "Federico vive". Momenti di commozione durante il segno della pace quando Giuseppe Giordano ha baciato una dopo le altre le nove bare.
Al termine della celebrazione la bara di Francesco è stata alzata in alto insieme al suo ritratto da un giovane, poi colto da malore, che ha urlato: "Perchè?" Le bare stamattina avevano lasciato la chiesa Madonna di Lourdes intorno alle 10. In testa le tre bare bianche di Rachele, Francesco e Federico. Una folla di amici e parenti ma anche di residenti della Zisa ha seguito il corteo fino alla Cattedrale di Palermo. Alcuni giovani e parenti hanno indossato le magliettine con la scritta "Vicini al vostro dolore", la stessa riportata su uno striscione appeso alla Zisa ieri dagli Ultrà del Palermo.
Le salme sono passate prima davanti al negozio "Cirino moto" in via Lascaris, di Giuseppe Giordano, al quale il fiume di acqua e fango arrivato nella casetta che aveva affittato ha sottratto tutta la famiglia ad eccezione della figlia Asia, di un cognato e una nipote. Dopo i feretri hanno fatto una breve sosta anche davanti l'abitazione della famiglia Giordano, in via Imera, sempre nel quartiere Zisa.
"Non c'era nessuno del governo nazionale. Siamo stati abbandonati come sempre, la Sicilia abbandonata dallo Stato", ha detto Marinella Arena, la cugina di Giuseppe Giordano. Alle esequie erano presenti rappresentati delle forze dell'ordine, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, seduto in fondo alla chiesa assieme all'assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso. Le nove bare sono state portate al Cimitero dei Cappuccini. Dolore e rabbia, dunque. Un'assenza che ferisce? "Sì, ma abbiamo anche ben altro di cui essere arrabbiati", ha aggiunto Arena.
(repubblica)
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