#StatoMafia, le morti di #Gioé e #Ilardo nelle dichiarazioni di #Riggio
[26 ottobre 2020]
"Ancora ho detto poco perché Caltanissetta non è riuscita ad approfondirmi su altre cose che voi state trattando: sul telefono di Riina, sull'omicidio di Gioé e tante altre cose che ancora non ho potuto parlare"), oggi Pietro Riggio, il pentito nisseno che dal 2018 ha avviato una nuova fase della propria collaborazione con la giustizia raccontando una serie di circostanze sulla strage di Capaci, è tornato sul punto nel processo Stato-Mafia con rivelazioni roboanti.
Rispondendo alle domande dei sostituti Pg, Giuseppe Fici e Sergio Barbiera, ha approfondito quel suo accenno alle morti del boss di Altofonte, Antonino Gioé (ritrovato morto, la notte tra il 28 e il 29 luglio del 1993, impiccato con i lacci delle scarpe nella cella in cui trascorreva la detenzione nel carcere di Rebibbia) - e dell'infiltrato e confidente Luigi Ilardo.
La morte di Luigi Ilardo, omicidio di Stato
E' nei primi anni duemila che Pietro Riggio entrerà ufficialmente in Cosa nostra ed è in quel contesto che prende contatto con Angelo Ilardo, cugino del confidente-infiltrato morto nel maggio 1996. E' con lui che parlò della morte del capomafia nisseno. "Lui mi disse espressamente che il cugino era morto perché voleva parlare di tutti quelli che erano stati gli intrecci che si erano succeduti tra il 1992 ed il 1995. Di tutte le cose più importanti che erano accadute, tra cui la strage di Falcone, di via d'Amelio, della massoneria, della nascita di Forza Italia, di Dell'Utri, di quelle cose che erano accadute in quel frangente temporale. E soprattutto mi disse che nessuno sapeva che era andato a Roma per iniziare ufficialmente quella che era la collaborazione. E pochissime persone sapevano di quella scelta: il procuratore Tinebra, il procuratore di Palermo di allora, la dottoressa Principato, e lo sapeva anche Riccio ed il colonnello Mori che si trovava lì quel giorno. Lui (Angelo Ilardo, ndr) è stato chiarissimo, è stato freddo. Se lo sono venduti lo Stato, ma non potendolo fare loro l'omicidio lo hanno fatto fare tramite appartenenti a Cosa nostra. Nel 2001 non si sapeva chi aveva ucciso Ilardo. Questo mi disse in sintesi". Secondo Riggio, Angelo Ilardo avrebbe ospitato a Caltanissetta il cugino, raccogliendone le confidenze ("Mi raccontava che lo ospitava e che non lo vedeva sereno"). Sull'argomento è tornato con maggior precisione anche durante il controesame dell'avvocato Basilio Milio (difesa Mori) "Della morte di Luigi Ilardo parlai con il cugino, Angelo, con Carmelo Barbieri ed il boss catanese Alfio Mirabile. Seppi che l'ordine di uccidere Ilardo partì da una fonte istituzionale del tribunale di Caltanissetta che la diede ai carabinieri del Ros di Caltanissetta e che a sua volta la fecero sapere in giro. Ci fu un'azione ben precisa da parte del colonnello Mori che incaricò un suo uomo, un capitano che era in servizio in una caserma dei carabinieri di Catania e che era direttamente collegato a boss Zuccaro, della famiglia Santapaola, che da sempre era stato confidente dei carabinieri. Venne passata la notizia a lui affinché si facesse l'omicidio che non poteva essere più ritardato in nessuna maniera. Questo io lo apprendo da fonte mafiosa diretta: Alfio Mirabile. Quando venne dato l'ordine? Tra il gennaio e il maggio 1996". [[ Ссылка ]]
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