Commento di don Paolo Quattrone - sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Bard, Donnas, Hône e Vert.
Giovedì 6 Luglio
Nessuno ci appartiene! Questo sembra essere l’insegnamento che ci viene dalla prima lettura di oggi dove Dio chiede ad Abramo qualcosa di semplicemente assurdo, di mostruoso, di disumano e cioè sacrificargli il suo figlio Isacco. Il figlio primogenito, tanto atteso, avuto in tarda età con sua moglie Sara dono di Dio. Sembra assurdo, ma come, prima Dio concede ai due di avere un figlio e poi chiede loro di sopprimerlo? Che razza di Dio è questo? In questo racconto vi è contenuto un insegnamento preziosissimo: nulla ci appartiene, nemmeno un figlio perciò impariamo ad avere il giusto distacco dalle cose ma ancor di più dalle persone perché nessuno ci può appartenere. Si è vero, tuo figlio, i tuoi figli li hai concepiti tu con tua moglie, con tuo marito, con il tuo compagno o compagna ma nonostante questo non ti appartengono, cresceranno e pian piano prenderanno la loro strada, faranno le loro scelte. Questo brano è molto bello ed estremamente attuale e lo sarà sempre, ci insegna che con le persone si cammina insieme, si condividono tratti più o meno lunghi di strada ma nessuno deve mai impossessarsi dell’altro o dell’altra, le persone non sono proprietà ma compagni di viaggio, non siamo fatti per tenerci al guinzaglio ma per camminare gli uni accanto agli altri e ad un certo punto può accadere di prendere strade diverse. Se ci pensiamo neanche Dio ci tiene al guinzaglio eppure la vita viene da Lui ma ci tratta da figli e non da schiavi, da servi, ci cammina accanto, ci propone la sua compagnia ma sa anche che noi potremmo andarcene da Lui, seguire altre vie, allontanarci per un po' da Lui. Spesso questo brano viene interpretato come Dio che mette alla prova la fede di Abramo, credo che qui vi sia di più: Dio chiede ad Abramo di non attaccarsi a nulla, a nessuno, nemmeno a suo figlio primogenito perché non gli appartiene, è suo figlio ma non è sua proprietà, non ne può avere il controllo.
