IL PATTO SPORCO NELLE PAROLE DURISSIME E AMARE DELLA REQUISITORIA DEL GIUDICE NINO DI MATTEO.
Requisitoria Di Matteo: "Si rassegnino certi commentatori. Una sentenza ormai definitiva dice che una trattativa si verificò". - 15 dicembre 2017
Nel suo intervento Di Matteo affronta la requisitoria con il sollievo di chi ha il dovere di sottolineare ciò che nel dibattito pubblico si fatica a riconoscere. Ancora oggi c'è chi parla di teoremi fantasiosi dei pm, di pseudo trattativa, o di un'accusa costruita sulle sole dichiarazioni di Massimo Ciancimino.
“Prima ancora dei pentiti e di Massimo Ciancimino, altri hanno parlato di trattativa - ricorda il magistrato - Sono stati proprio gli imputati Mori e Donno a lasciarsi sfuggire la parola trattativa durante la loro deposizione al processo per la strage di Firenze. Era il 1998, ancora nessuno aveva parlato di trattativa". Il pm cita il verbale della deposizione di Mori, quello del 27 gennaio 1998: "Dissi a Ciancimino, ormai c'è un muro contro muro. Ma non si può parlare con questa gente?".
Per la difesa quell'azione rientrava in una strategia investigativa ma per i pm del pool quelle parole nascondono ben altro: “Ma quale attività investigativa, come si sono sempre difesi i carabinieri. Il comandante di un reparto di eccellenza va da un soggetto che sa in contatto con Provenzano e parla di muro contro muro come se fosse strano. Che cos'è questa se non già una proposta di mettersi d'accordo per far venire meno il muro contro muro? Ha ragione Riina quando dice 'mi hanno cercato loro!'. Altro che presunta trattativa - dice alzando la voce il pm - altro che pseudo trattativa, altro che patacca trattativa, altro che processo nato dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino. Furono Mori e De Donno ad utilizzare l'espressione trattativa dopo che era emersa la notizia delle dichiarazioni del pentito Brusca, che nel 1996 aveva parlato del papello di Riina".
Secondo i pubblici ministeri, all'epoca i due ufficiali parlarono di trattativa "perché erano sicuri della loro impunità". Un'impunità che secondo il pm veniva rafforzata “dall'incredibile inerzia della magistratura di fronte a ciò di cui il Ros di Mori si era reso protagonista, come la mancata perquisizione del covo di Riina, l'inganno della vigilanza della casa di Riina, la mancata cattura di Nitto Santapaola a Terme Vigliatore ed il rifiuto a collaborare con il tragico epilogo della vicenda Ilardo, quando il confidente li aveva portati a poter catturare Bernardo Provenzano già nel 1995”.
Ad anni di distanza in un'altra sentenza di Firenze, quella contro Tagliavia, scriveranno che “una trattativa ci fu e venne inizialmente impostata con un do ut des. L'iniziativa fu degli uomini delle istituzioni, per far cessare le stragi. Ciancimino fu ritenuto la persona più adatta per far arrivare un messaggio alla Cupola". Dice Di Matteo: "Si rassegnino certi commentatori. Una sentenza ormai definitiva dice che una trattativa si verificò". [[ Ссылка ]]
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