Roma (askanews) - Ettore Scola ha dato l'addio al grande schermo con "Che strano chiamarsi Federico" film del 2013, scritto insieme alle figlie Paola e Silvia. Il regista durante la lavorazione aveva dichiarato che si trattava di un piccolo ritratto di un grande personaggio: Federico Fellini".
"E' un film che anche ora che è finito continua a emozionarmi, a intrigarmi, a riempirmi di curiosità. Ci sono tutte le intenzioni, tutti i sentimenti, le emozioni."
Il film, basato sui ricordi personali di Scola, si concentra in particolare sui primi anni della carriera di Fellini: il suo arrivo a Roma, gli inizi come vignettista nella redazione del Marc'Aurelio (dove conobbe tra gli altri proprio Scola), fino al suo primo approdo nel cinema come sceneggiatore. "Che strano chiamarsi Federico" raccoglie materiali di repertorio e episodi della lunga amicizia tra i due registi, ricostruiti attraverso scenografie realizzate nel celebre Studio 5 di Cinecittà, come spiega Silvia Scola:
"E' una commistione fra un ritratto documentario con materiale di repertorio, brani, fotografie, materiale grafico e narrativo, quindi ricostruito cinematograficamente".
Scola così si è congedato con il ritratto del suo amico, due giganti del grande cinema che mancheranno a tutti.
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