Film-cult del regista Alexei German, selezione ufficiale a Cannes 1998.
La trama: gelido febbraio del 1953, pochi giorni alla morte di Stalin (5 marzo del 1953). La campagna antisemita all’apice, medici ebrei bollati come “assassini nei camici bianchi”. Il protagonista, generale medico Jurij Klenskij, amante del cognac e di belle donne, si sente braccato dalla polizia segreta staliniana, dopo aver incontrato nel proprio ospedale un suo sosia.
Poiché i sosia venivano utilizzati dai servizi per processi farsa pubblici, Klenskij si rende conto che sarà lui il prossimo imputato al processo dei “medici assassini”. Uno straniero gli fa visita a casa con la notizia di una sua parente che vive all’estero. Un inquilino delatore fa la spia, avvisando la polizia segreta dei contatti del generale con stranieri. Il generale evita la retata all’ospedale e, dopo aver trascorso una notte dall’amante, cerca di scappar via dalla città, ma viene arrestato. La famiglia viene sfrattata e trasferita in un tugurio.
Il generale, buttato in camioncino con una banda dei detenuti comuni, viene brutalmente stuprato. Viene liberato d’urgenza per assistere Stalin gravemente malato, ormai cadavere in cui non si riconosce il “padre dei popoli”. Dopo che Stalin spira, il temutissimo capo della polizia segreta Beria “grazia” Klenskij e ordina “Khrustalyov, ma voiture!”, la prima frase nell’Unione Sovietica poststaliniana.
Khrustalyov era capo servizio sicurezza nella residenza di Stalin.
Memorabile scena dissacratoria della visita medica di Klenskij, che esamina Stalin.
Sente la puzza e comincia ad annusare. Poi toglie la coperta e si vede che il Generalissimo si è cagato sotto. L’infermiera che lo accudisce ha una crisi isterica, gridando a ripetizione “Era pulito! Era pulito!”.
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