Quello che Paolo ha sentito, vuole che noi cristiani lo sentiamo. Alla domanda che noi possiamo fare a Paolo: “Paolo, chi è Cristo per te?”, lui dirà la propria esperienza, semplice: “Mi amò e si è consegnato per me”. Ma lui è coinvolto con Cristo che ha pagato per lui. Questa esperienza, Paolo vuole che i cristiani – in questo caso i cristiani di Efeso – la abbiano, entrino in questa esperienza al punto che ognuno possa dire: “Mi amò e si consegnò per me”, ma dirlo con l’esperienza propria.
…
Lo stesso Paolo lo dice: “Lui ha tutto il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare. Ha la potenza di farlo. Ma dobbiamo domandarlo. “Signore, che io Ti conosca; che quando io parlerò di Te, dica non parole da pappagallo, dica parole nate nella mia esperienza. E come Paolo possa dire: «Mi amò e si è consegnato per me», e dirlo con convinzione”. Questa è la nostra forza, questa è la nostra testimonianza. Cristiani di parole, ne abbiamo tanti; anche noi, tante volte lo siamo. Questa non è la santità; santità è essere cristiani che operano nella vita quello che Gesù ha insegnato e quello che Gesù ha seminato nel cuore.
…
Primo passo, conoscere se stessi: peccatori; peccatori. Senza questa conoscenza e anche senza questa confessione interiore, che sono un peccatore, non possiamo andare avanti. Secondo passo, la preghiera al Signore, che con la sua potenza ci faccia conoscere questo mistero di Gesù che è il fuoco che Lui ha portato sulla Terra. Sarà una bella abitudine se tutti i giorni, in qualche momento, potessimo dire: “Signore, che Ti conosca e mi conosca”. E così andare avanti.
![](https://i.ytimg.com/vi/tvI_h57l5io/mqdefault.jpg)