Francesca Nodari - Inutilità dell'Umano
Essere Umani - 2020 | 28 ottobre Roncadelle
Levinas sembra tutto teso, con la sua paradossale filosofia, a risvegliare il pensiero occidentale da quel letargo «d’immanenza» nel quale sembra essersi adagiato. Il per sé sartriano, da parte sua, pare cullarsi nell’illusione di raggiungere il proprio compimento attraverso la messa in pratica della sua dimensione costitutiva, il potere di nullificarsi. Ma di quale luce si irradia un umanismo, la cui sola sicurezza sta nel porre l’esistenza prima dell’essenza e che, in fondo, rimane irretito nella progettualità in cui il per sé è gettato?
Non promuove, forse, un’idea di uomo, che mettendo al centro l’animal rationale, in virtù della sua libertà, lo imprigiona in una condanna dalla quale non è possibile riscattarsi e non meno gravosa di quella toccata a Sisifo? Sartre non ci consegna, dunque, l’immagine di una soggettività antinomicamente costretta ad essere libera? Non siamo noi — tiene a precisare l’autore de L’esistenzialismo è un umanismo — soli e senza scuse?
Ciò che conta non è il contenuto della scelta dettata dai giudizi saldi e precisi dell’intelletto, ma l’inevitabilità del dover scegliere, prescindendo da qualsiasi criterio. Secondo Sartre, non c’è una morale in generale, ma un unico paradossale imperativo: «tu sei libero, scegli cioè inventa». Ma così facendo, l’uomo non resta irretito nelle proprie opere?
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