Dopo 60 tuffi ed un paio di saraghi padellati, con l’acqua che mi entra nella muta e tanta stanchezza, decido di non mollare ed andare in una zona dove il mare montante sbatteva di più. “Credici”, mi ripeto, “credici fini alla fine che può uscire il mostro”.
Vedo dei massoni di roccia bianca che fanno una buca, e l’istinto mi dice che può fare pesce. Pedagno lontano, pinneggiata in superficie lenta, capovolta e percorso mimetico sul fondo fino ad arrivare in cima ai massoni e guardare giù.
A sinistra vedo solo castagnole, mentre da davanti inizio a vedere il testone di un dentice preistorico che, con il sole in faccia, si avvicina per scrutarmi. Non ho mai visto un pesce così grande, e per un attimo mi sembra di essere dentro un video di YouTube. No, oggi sono io il protagonista.
Allineo il fucile e sparo in piena faccia. Il dentice è preso bene, ma non è insagolato e prova ad intanarsi. Vado subito all’entrata di una tana dove si era messo e lo porto su, stretto addosso al corpo per contrastare le forti scodate.
Il pesce continua a farmi sudare anche in superficie, finché alla fine è costretto ad arrendersi. Un combattimento leale, dove questa volta ho avuto la meglio io. Tanta fortuna, ma anche tanta fame da parte mia e la convinzione di crederci fino alla fine.
Questo pesce mi ripaga di centinaia di km macinati, fatica e sudore, ore spese a parlare con altri pescatori, leggere e guardare video.
Nel mio piccolo, spero questa storia di sana passione per il mare possa trasmettere, soprattutto a quelli come me che hanno iniziato da poco, la voglia di crederci sempre e di non arrendersi mai.
Il pesce della vita può trovarsi davvero dietro l’angolo, credeteci sempre.
Buon Mare.
